Mettiamo che siate presi dal sacro fuoco del civismo e segnaliate alla Procura la mancata messa a norma dei guard-rail di una strada trafficatissima che miete morti da decenni. Mettiamo che non vi facciate scoraggiare dal fatto che da un decennio abbondante il pericolo sia stato segnalato nero su bianco, e con tanto di timbro regolamentare, dai vigili urbani, quindi la vostra segnalazione ha seri rischi di rivelarsi utile solo per la vostra coscienza. E mettiamo pure che siate di quelli che credono ancora che le istituzioni abbiano a cuore la vita di tutti noi e facciano annunci degni di fede.
Così decidete di usare quella cosa meravigliosa che i vari ministri della Pubblica amministrazione dicono sia la Pec. Sì, la posta elettronica certificata, che dovrebbe avere il pregio maggiore di far finalmente funzionare la macchina della giustizia.
Vi mettete al computer e scrivete a un pm che si occupa di queste materie. Scrivete pure che vostre precedenti segnalazioni al ministero delle Infrastrutture sono state infruttuose. Vi mostrate candidamente stupiti, visto che il ruolo istituzionale del dicastero è anche quello di “sostituirsi” ai gestori di strade inadempienti, anche se poi il ministro nomina nel consiglio di amministrazione dell’Anas proprio chi nel suo ministero ha questo ruolo (conflitto d’interessi o volontà di rafforzare il doveroso controllo? attendiamo che siano i fatti a rispondere, la nomina risale appena ai primi di agosto).
Dunque, il messaggio di Pec parte e risulta regolarmente arrivato. Ma dalla Procura il silenzio è tombale. Così decidete di chiedere un appuntamento al pm, giusto per sapere se mettervi l’anima in pace. Prendete il caro, vecchio telefono e v’imbattete in una segretaria indurita da decenni di rotture di scatole gratuite o, meno comprensibilmente, menefreghista.
Per pura fortuna, riuscite a dribblarla e a parlare col pm, che vi esternerà candidamente il suo stupore: lui quella mail certificata non l’ha nemmeno sfiorata. Come – si presume a questo punto – non ha nemmeno sfiorato il caso della strada che miete morti da decenni.
Con buona pace del vostro civismo.
Questo racconto è vero: qualsiasi riferimento a fatti realmente accaduti e a persone esistenti è puramente reale. Ma, siccome un briciolo di ottimismo ci è rimasto, taciamo nomi e circostanze che rendano identificabili i protagonisti: speriamo siano presi da un sussulto di dignità e si mettano a lavorare. Ognuno per quel che gli compete, come dovrebbe essere in un Paese che il senso civico lo alimenta.