L’autista del bus precipitato è morto da eroe

È morto da eroe, Ciro Lametta. L’autista del bus precipitato domenica sera dal viadotto di Monteforte Irpino avrebbe cercato in tutti i modi di salvare i propri passeggeri e gli occupanti delle auto che aveva attorno. Lo si è intuito dalle testimonianze a caldo e ora arriva una prima conferma ufficiale: un rapporto riservato della Polizia stradale ipotizza che Lametta, una volta capito di essere senza freni (cioè mentre il bus "perdeva i pezzi", come hanno esagerato i giornali), abbia cercato di fermare l’accelerazione impressa al pesante mezzo dalla forte discesa strisciando contro i bordi laterali dell’autostrada.

Va ancora capito se la rottura del cambio (o di altre parti della trasmissione), che pare essersi verificata negli stessi momenti, sia la causa o la conseguenza del guasto ai freni. Cioè se il cambio sia "scoppiato" e i suoi ingranaggi siano stati proiettati su parti dell'impianto frenante danneggiandole seriamente oppure se il cedimento dei freni abbia costretto Lametta a scalare disperatamente le marce per sfruttare il freno motore, andando però in fuorigiri fino a rompere il cambio.

Sta di fatto che l’autista avrebbe strisciato fin dove possibile, sfruttando la corsia di emergenza. Con l’inizio del viadotto questa corsia finisce e bisogna scegliere se travolgere in pieno le auto davanti o cercare di attutire quest’urto ributtandosi verso il guard-rail destro. Lametta avrebbe scelto di girare a destra.

Forse confidava che la barriera resistesse come le precedenti. E invece è venuta giù, tutta. Ieri Autostrade per l’Italia ha difeso quel tipo di barriera. Ma restano dubbi sul fatto che fosse davvero lecito tenerla su quel viadotto.

  • DigitalBoy |

    @MP
    Se c’è una cosa che non sopporto è chi deve per forza fare l’intellettuale e andare a disquisire sulla definizione lessicale di un termine tralasciando completamente la realtà dei fatti. Personalmente Maurizio avrei censurato il commento di questo idiota, tanto ottuso da non rendersi conto dell’abilità e della freddezza di quel conducente che ha evitato un’ecatombe ancora peggiore evitando le auto che lo precedevano.
    In base ai miei calcoli in un lasso di tempo piuttosto breve (dal momento in cui l’autista si è reso conto di non avere più i freni a quando è precipitato dovrebbero essere passati poco più di 30 secondi), questo ragazzo le ha tentate tutte, compresa la scalata di marcia, per far perdere velocità al mezzo. E’ stato tradito da un guard rail che si aspettava potesse rallentare il pullman e che invece è ceduto.
    Non voglio pronunciarmi sulla colpevolezza di autostrade (non sappiamo ancora se i jersey fossero legali o meno) o del gestore del mezzo, che per quanto datato era stato comunque messo a norma come prevedono le leggi italiane, ma desidero comunque complimentarmi con Maurizio per l’obbiettività che ci permette di analizzare in modo analitico come si svolgono i fatti. Un giornalista serio e preparato e dotato anche di grande umiltà.

  • alberto |

    semplice Fabrizio, a milano e genova sono padani, cittadini di serie A, noi siamo duosiciliani ovvero cittadini colonizzati di serie C
    [risponde Maurizio Caprino] No: i guard-rail pericolosi ci sono in tutta Italia. Anzi, con una battuta possiamo dire che è una delle poche cose in cui il Paese è davvero unito. La differenza la fa il gestore della strada: dipende da quanti soldi ha e da quanti vuol davvero spenderne in sicurezza.

  • Nessuno |

    .italioti…
    Secondo voi si può costruire una barriera che sia resistente per decine di tonnellate di spinta senza che diventi un muro in cui le macchine diventano frittelle. Eppoi se dobbiamo far tornare pubbliche le autostrade fatemi un esempio di cosa pubblica che funziona o provate a ricordare come erano ridotte le strade. In gestione ANAS. Guard rail divelti per mesi, asfalto a pezzi con buche da latinamerica. In questa tragedia l’unica cosa da condannare è quel modo superficiale con cui si fanno revisioni e controlli su un mezzo che trasporta decine di persone. Oltre che questi politicanti da quattro soldi che costringono la gente a lavorare in condizioni di pericolo perchè cambiare un mezzo di lavoro ti farebbe sembrare ricco. Shame on you
    [risponde Maurizio Caprino] Attenzione: la barriera ideale non esiste. Dove ci sono di mezzo urti (quindi, per esempio, anche nel progetto delle strutture dei veicoli) si sa che, se si vuole una migliore prestazione in una certa condizione, si deve accettare un peggioramento in un’altra situazione. Quindi il tecnico deve decidere in base alla statistica. Nel caso dei guard-rail, la discrezionalità del tecnico è limitata dalle norme, che si sono “prese la responsabilità” di farlo per lui. E, giustamente, hanno stabilito che dove passano più di mille veicoli al giorno, oltre il 15% dei quali sono mezzi pesanti, vanno installate barriere che trattengono anche i mezzi pesanti. Punto.
    Poi sono d’accordo sul fatto che quando Autostrade era statale c’era più incuria. Ma diciamo pure che i privati quando realizzano qualcosa sanno venderla meglio, facendo credere che sia migliore e più importante rispetto a ciò che fa il pubblico.

  • Fabrizio |

    Vado spesso all’estero e devo dire che le autostrade tedesche (gratuite) o francesi (costosissime) o inglesi (gratuite) non sono meglio o peggio delle nostre sia come manto stradale che come guard rail. Il problema secondo me è un altro: essendoci un viadotto con un salto possibile di 30m come mai il guard rail era così scarso? sulla MI-GE subito han messo dei guard rail “futuristici” anche quando la strada corre diritta per km e km…..mentre su un viadotto tra napoli ed avellino mettono un New Jersey che tutti sanno NON essere in grado di proteggere contro urti di mezzi pesanti…..

  • roberto |

    perfettamente d’accordo con commento precedente, paghiamo pedaggi assurdi per servizi ridicoli. tornino pubbliche con pedaggio unico annuale come in altri paesi, il privato non spende nulla per la nostra sicurezza, ma incassa le proprie tasche e i propri conti esteri.

  Post Precedente
Post Successivo