Oggi per ogni modello nuovo di auto presentato siamo tutti a celebrare come una gran conquista un dimagrimento di 50 o al massimo 100 chili. Esattamente vent’anni fa, ci facevamo passare sotto il naso quegli aggravi di peso che oggi rendono necessarie costose diete per diminuire consumi ed emissioni di CO2 e andare così dietro agli obblighi imposti o da imporsi (giusto l’altro ieri la Ue ha sospeso la discussione sui tagli alla CO2 per il 2020, perché Angela Merkel è scesa direttamente in campo a difesa dei marchi premium tedeschi, che ne sarebbero troppo penalizzati).
Il 1993 era stato l’anno della prima diffusione degli airbag: inizialmente per il solo conducente e a funzionamento meccanico, per montarli su modelli che erano nati senza. E spesso erano offerti solo come optional.
Contemporaneamente si aggiungevano le barre antintrusione nelle portiere e si offriva sempre di più (prevalentemente come optional) l’Abs.
La parola chiave era, appunto, “aggiungere”. In nome di confort e sicurezza. Una sicurezza “gridata” negli spot (leggendario e diseducativo quello della Citroen Xantia che si ribaltava mentre i passeggeri erano in estasi per le “capriole”), prima che le case automobilistiche si accorgessero che in fondo col pubblico italiano non pagava più di tanto.
Arrivammo così ad avere auto medie che con 100 cavalli si muovevano a stento e peggioravano i consumi rispetto ad ammiraglie di 10 anni prima molto meno sicure, ma che con quei 100 cavalli erano un sogno per i guidatori brillanti (ricordiamo la Lancia Thema, quella vera).
Altri tempi, improponibili oggi. Ma resta il fatto che vent’anni fa non Si guardava minimamente alla bilancia. E oggi questo ha presentato il conto tutto in una volta. I fornitori di alluminio e carbonio ringraziano