Alla fine è successo: dopo anni di norme e polemiche per scardinare il sistema del monomandato per gli agenti assicurativi, l’Antitrust ha aperto un’istruttoria su otto compagnie perché alcune clausole dei loro contratti di mandato impediscono di fatto agli agenti di trattare polizze di altre compagnie. Essendo in ferie, ho potuto sottrarmi al mio dovere di giornalista, che dando conto di questa notizia (come di qualsiasi altra) deve citare le solite prese di posizione delle associazioni di categoria: applausi all’Antitrust da parte degli agenti e fischi da parte delle compagnie. Schermaglie, insomma. La verità è che entrambe le parti si rendono conto che così non può andare avanti e qualcosa potrebbero cedere per trovare finalmente un accordo, del quale potremmo beneficiare anche noi consumatori.
Infatti, la notizia vera è che a fine maggio, dopo sette anni, un rappresentante dell’Ania è stato presente al congresso nazionale del sindacato agenti Sna. E non si è limitato a leggere un formale indirizzo di saluto: ha partecipato a una tavola rotonda, che ho condotto senza risparmiare domande scomode. Sono arrivate risposte piuttosto concrete, dalle quali ho appunto capito che qualcosa dovrà sbloccarsi.
Per noi consumatori, il punto vero non è “plurimandato sì, plurimandato no”. Come scriveva Cicerone già due millenni fa, ogni forma di governo rischia di essere solo un’etichetta posticcia se poi il potere viene esercitato da persone o sistemi marci (eppure ancora adesso nel dibattito pubblico-mediatico riusciamo a scannarci sulle etichette). Il plurimandato obbligatorio non è di per sé la panacea, perché le compagnie possono neutralizzarlo con clausole contrattuali ad hoc e perché gli agenti potrebbero anche gestirlo aumentando il loro potere (così potrebbero semplicemente aumentare le loro provvigioni, consigliando al cliente la polizza su cui guadagnano di più).
Dunque, il punto vero sta nel trovare un sistema (di diritto o di fatto, poco importa) nel quale nessuna delle parti possa avere troppo potere. Non basta: azzoppandosi a vicenda, potrebbero trovare un accomodamento a scapito dei consumatori. Servono quindi autorità che vigilino, sanzioni che funzionino davvero e consumatori che s’informino (grazie a media e associazioni consumeristiche). Insomma, ognuno deve fare la sua parte. Ci riusciremo, nel Paese dello scaricabarile e delle rendite di posizione?