La ragazza trascinata dal suv, i farmaci della guidatrice e i ritardi del ministero

Come commentare? Con queste due parole venerdì scorso Paoblog mi ha dato notizia della ragazza travolta e trascinata per chilometri da una distinta signora nel Padovano alla guida di un suv. Ero in viaggio e non potevo informarmi. Subito ho pensato che come al solito la stampa fa titoli a sproposito sui suv. Piuttosto, bisogna capire che la psiche umana può fare brutti scherzi: puoi straziare un corpo e continuare a trascinarlo anche dopo che è diventato un cadavere senza più forma, rimuovendo dalla tua coscienza quello che sta accadendo. Quindi, non una fuga per cercare l'impunità, anzi: così facendo si lasciano tracce, tante tracce. E infatti la signora è stata individuata subito. Così si è accertato che era sotto cura con farmaci pesanti e allora il problema è diventato un altro: quanto ci vorrà ancora prima che il ministero della Salute prenda di petto il problema, fregandosene delle preoccupazioni dell'industria farmaceutica?

Intendiamoci bene. In questo caso il ministero non dovrebbe fare una scelta politica, ma solo attuare una cosa stabilita per legge (la 120/10 di riforma del Codice della strada) ben tre anni fa. La norma dava sei mesi per stilare un elenco del farmaci pericolosi per la guida e un anno per riportare sulle loro confezioni una figura (pittogramma) che mettesse in evidenza questa pericolosità (anziché annegarla tra le centinaia di righe del "bugiardino", per giunta scritte in caratteri mignon).

Perché tutto questo non si è ancora visto? Se lo chiede l'Asaps e non possiamo che associarci.

Adesso, per favore, vogliamo accelerare? C'è di che dubitare, visto che al ministero della Salute nell'estate 2010 non erano riusciti a dare risposta nemmeno a un quesito immediato e semplice sollevato nell'ambito della riforma (si parlava della decorrenza dell'obbligo di portare il certificato anamnestico del medico curante alla visita per il rinnovo patente, da fare alla Asl o dai sanitari abilitati).

E allora proviamo almeno a indagare per vedere chi ha firmato il certificato che permetteva alla signora padovana di guidare: magari scopriremo che la signora già all'epoca della visita prendeva quei farmaci. Magari scopriremo pure che quell'attestato è stato rilasciato meno di tre anni fa, quindi è accompagnato anche dal certificato anamnestico del medico curante. Oppure scopriremo che la signora ha taciuto tutto ai certificatori, condividendo il segreto solo col suo neurologo.

Secondo quello che si scoprirà, andrà nei guai un medico o la signora stessa. Ma, per favore, adesso scopriamo qualcosa.

  • dexter |

    quindi la colpa di quanto accaduto è del ministero? bah…..retorica a palate!!!!
    non credo che esiste un farmaco che ti rimuova il pensiero di avere un cadavere conficcato sulla fiancata nella strada di ritorno dal parrucchiere!!!!!
    quella poveretta è stato accertato era ancora viva mentre veniva trascinata, tirava pugni e sicuramente gridava come un’ossessa, come si fa a nascondersi dietro gli effetti collaterali di un farmaco???
    non c’è farmaco, droga o sostanza di alcun genere che giustifichi la condotta della signora.
    per me è omicidio volontario con dolo eventuale, spero che gli inquirenti ritornino sui loro passi e facciano giustizia.

  • Maria C. |

    Ma io mi chiedo questo: visto che ad esempio per i certificati di malattia i medici sono obbligati per legge ad emetterli per via telematica ed inviarli on line all’Inps (quindi non più in forma cartacea), perché non obbligarli a fare la stessa cosa segnalando a tutte le autorità competenti (polizia, motorizzazione, Asl etc.) tutti quelle persone che fanno uso di certi farmaci.
    °°°
    In questo modo il controllo sarebbe immediato e fatto alla fonte (basterebbe guardare la banca dati) e la responsabilità sarebbe inequivocabile (del medico che è obbligato a fare la segnalazione a chi di dovere).

  • maxante |

    Io sono sulla strada tutto il giorno in quanto mio malgrado pendolare, vedo che di “malati”, incapaci, prepotenti e menefreghisti è pieno, la soluzione è come provato da sistemi più evoluti del nostro (???) semplici pattuglie circolanti con telecamerina che riprendano atteggiamenti e comportamenti sbagliati e sanzionino correttamente fermando “ad oc” chi esegue manovre pericolose per se o per gli altri. Chissà la signora dell’articolo come guidava prima di investire la ragazza, magari ha sdraiato qualche motociclista su una rotatoria o ha fatto tamponare altri veicoli che però saranno attribuiti “alla velocità”

  • Daniele |

    Io sono fermamente convinto che l’attestato di idoneità vada compilato dal medico di famiglia che conosce il paziente ed è responsabile di ciò che dichiara. Inoltre in presenza di malattie (epilessia, diabete, problemi di vista, ecc. ecc, tale certificato debba essere integrato anche dal parere dello specialista dove il paziente è in cura. Solo così credo che si possa realmente ottenere sincerità ed onestà e perseguire i disonesti e corrotti con pene gravi. Oggi le persone affette da patologie devono essere visitatee in comminnioni mediche in cui si trovano medici che non sanno neppure di che malattie parlano.
    Ocorrono grandi riforme ed i vari governi che si susseguono non intervengono in tali problematiche per timero delle varie lobby.

  • ombrachecammina |

    ilprincipebrutto ha ragione, dato che il buon senso, coem spesso e’ stato appurato, decade di fronte alle necessita’ quotidiane. Come l’imprenditore/manager che viene sanzionato per eccesso di velocita’ e spara ” le gente deve pur lavorare” .. la signora avrebbe potuto dire “devo pur andare a far la spesa e non ho nessuno che mi aiuta”. ma si sa’, i manuali non si leggono, neppure certi contratti si leggono e cosi’ via, insultando il Prossimo con al scusa della necessita spicciola.

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