Prendere la patente moto sta diventando un'impresa. Non tanto perché l'esame di guida sia diventato più difficile con le nuove regole europee, quanto perché non ci sono spazi per effettuarli: con l'aumento da 30 km/h a 50 km/h della velocità alla quale vanno effettuate le manovre necessarie a superare il test, molti piazzali utilizzati finora sono fuori norma perché troppo piccoli. Di qui il blocco di molte sessioni d'esame.
Una prima ricognizione fatta su circa un quarto delle province (ma di giorno in giorno il campione si sta ampliando e le cifre vengono sostanzialmente confermate) parla di un 42% dei piazzali degli uffici della Motorizzazione che non è in regola. La quota sale addirittura al 52% nei piazzali messi a disposizione dai privati, che da sempre in molti casi suppliscono alla Motorizzazione. Nel 30% delle province del campione non ci sono affatto piazzali in regola, né pubblici né privati.
La situazione è migliorata da una settimana a Milano, dove sono stati messi a norma i piazzali della Motorizzazione. A Roma la situazione è stata normalizzata poco prima, altrove invece si lavora per adeguare le strutture (anche se in più di un caso ci sono dubbi sul fatto che i lavori possano essere risolutivi). In altre città, invece, i piazzali restano quelli di sempre.
A questo quadro variegato corrisponde una variabilità ancora maggiore: mentre Roma e Milano stanno recuperando a tappe forzate l'arretrato di esami accumulato negli ultimi due mesi (da quando sono entrate in vigore le nuove regole), alcune sedi non in regola sono ancora bloccate mentre altre fanno esami anche con i piazzali non a norma. Una specie di regime transitorio informale, dopo che la Motorizzazione aveva provato a chiedere una deroga formale, non ottenendola.
Tutto questo ha ricadute sia su chi produce e vende moto (il mercato è già da tempo in crisi di suo) sia sulle autoscuole.
Queste ultime soffrono perché sono diventati troppo stretti anche molti piazzali su cui finora hanno fatto esercitare gli allievi e ora dovrebbero sopportare investimenti che proprio la crisi rende proibitivi. Non che siano elevati in sé: basta stendere un po' di asfalto su un'area sufficientemente ampia. Ma spesso terreni non se ne trovano facilmente e, quando si chiede la collaborazione dei Comuni per individuare i suoli, ci si sente chiedere una sorta di affitto sui ventimila euro annui.