La Ue vuole togliere le revisioni alle officine

C’è preoccupazione nel mondo delle officine. Risolto il problema dell’abilitazione dei responsabili tecnici ora che meccanici ed elettrauto sono stati fusi anche dal punto di vista giuridico in una sola figura (quella del meccatronico), se ne profila uno ben più spinoso: il nuovo regolamento europeo sulle revisioni. Presentato l’anno scorso, deve ancora essere approvato, certamente in tempi non brevi. Prevede, tra le tante novità, la separazione tra il ruolo di revisore e quello di autoriparatore. Ruoli che in Italia sono sempre stati mischiati l’uno con l’altro.

Lo si decise nel 1992, quando ci si pose il problema di affidare le revisioni anche ai privati: all’epoca, quando poteva effettuarle la sola Motorizzazione, si riusciva a ispezionare le vetture dopo 11 anni dalla prima immatricolazione anziché quattro, come avrebbe imposto di lì a pochi anni la Ue. Al “modello tedesco” (centri revisione specializzati, che effettuano solo questa attività) si preferì un accesso il più aperto possibile. C’è chi parla di pressioni in questo senso da parte delle associazioni di categoria, ma l’unica cosa certa è che l’apertura anni dopo fu criticata da quelle stesse associazioni perché c’erano troppe officine abilitate in rapporto al business effettivo.

In ogni caso, il motivo per il quale era inopportuno consentire agli autoriparatori di fare anche i revisori era il rischio che condizionassero la “promozione” di un veicolo all’effettuazione di una riparazione non necessaria, ovviamente da far fare presso la loro officina. O, peggio ancora, che questi autoriparatori inducessero i proprietari di veicoli a fidelizzarsi; con la garanzia non tanto che la “salute” del mezzo l’avrebbero garantita loro in tutto e per tutto (questa effettivamente è una gran comodità), quanto che avrebbero concesso la “promozione” anche chiudendo un occhio su difetti molto costosi da sistemare.

La storia ha poi detto che la concorrenza tra le tante officine abilitate è servita principalmente a “far chiudere gli occhi”.

Ora l’Europa sta legiferando senza tener troppo conto delle esperienze dei singoli Stati. D’altra parte, quando è necessario (come è necessario, visto che dovremmo finalmente poter revisionare la nostra auro in qualunque angolo d’Europa ci troviamo e questo oggi incredibilmente non è possibile) trovare regole che vadano bene in 27 Paesi, non si possono fare troppe distinzioni.

Vedremo come finirà.

  • TIZIANO |

    DIMENTICAVO, LE AUTORIZZAZIONI PER I CENTRI DI REVISIONE DOVREBBERO ESSERE RILASCIATE IN BASE AL PARCO CIRCOLANTE DELLA PROVINCIA O ANCORA MEGLIO DEL COMUNE E NON ESSERE LIBERE

  • TIZIANO |

    questo è un problema annoso, il legislatore, come sempre in Italia è ignorante della materia, bastava che copiasse il sistema tedesco (Dekra e Tuv) e far effettuare le revisioni a consorzi di officine e non alle stesse.

  • ombrachecammina |

    ah, se prorpio vogliamo guardare al “negativo”, aggiungerei che la “specializzazione” di tali meccano-burocrati crea un altro strato, un altro passaggio fra l’illegalita’ e la legalita’ del mio veicolo. Mettiamo che il centro di revisioen di centralizzato, uno a provincia, be’, se io abito distante, mentre ora riolverei una revisioni non conforme con una officina vicino casa, poi mi toccherebbe rimbalzare fra carte e permessi (ed ore di lavoro) o terze officine convezionate.

  • flori2 |

    Come si fa a fare concorrenza sulla revisione quando il prezzo è fisso? CMQ più di un centro revisioni mi ha proposto di mettere mano sull’auto perchè c’era qualcosa che non andava benissimo.
    [risponde Maurizio Caprino] Si fa concorrenza sulla quantità: più sono lassista e più clienti attiro, in modo da saturare le linee di revisione (o la linea) su cui ho investito.

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