Non è questione di un pugno soldi. Dietro quei pochi euro di rincaro delle tariffe per le pratiche di competenza del Pra, che illustro e commento sul Sole-24 Ore di oggi, c'è una lezione su come funziona l'Italia. Lo vedete riflettendo su un particolare: che il Pra stesse soffocando finanziariamente non era un mistero (data la crisi del mercato dell'auto, che ha fatto crollare il numero di pratiche) e di un adeguamento delle tariffe si parla da anni, visto che erano ferme dal 1° settembre 1994. Eppure nessun Governo le aveva toccate. Nemmeno quello attuale, quello tecnico, che ha atteso i suoi ultimissimi giorni di vita per dare il via al Dm di adeguamento tariffario. Che significa?
In giorni in cui il Governo è in carica solo per gli affari correnti, toccare un provvedimento immutato da 19 anni non è proprio normale. Tanto più che non sono state solo aumentate le tariffe, ma anche introdotte esenzioni ed eliminati gli aggi dovuti dalle Province al Pra per la riscossione dell'Ipt. E non c'era certo la Ue a premere, come invece sta facendo sui provvedimenti di natura economica attesi per i prossimi giorni. Dunque, c'era una volontà piuttosto forte (più forte di quella che avrebbe invece meritato un'efficiente riorganizzazione della burocrazia dell'auto, per garantire che il lavoro del Pra venga addirittura potenziato ma risparmiando risorse, come nello spirito della spending review annunciata da Mario Monti quasi un anno fa). Almeno in una parte del Governo.
Ma come si fa ad avere una volontà forte, in giorni in cui il Paese non riesce nemmeno a darsi un nuovo Governo? Semplice: molto potere non sta in mano alla politica in senso stretto, ma all'alta burocrazia. Consiglieri di Stato, alti magistrati, prefetti, ambasciatori, alti dirigenti ministeriali (capi di gabinetto, capi ufficio legislativo) eccetera. Tutti soggetti che di solito non vanno a Ballarò e Porta a Porta, tranne un po' durante il Governo tecnico perché alcuni di loro sono diventati ministri, viceministri o sottosegretari. Tutti soggetti che normalmente restano nell'ombra e nell'ombra danno corso a tanti provvedimenti che interessano a qualcuno e impattano su molti.
Per certi versi, è giusto. Per altri, è inevitabile. Ma va raccontato: la gente deve rendersene conto, altrimenti nella coscienza e nell'immaginario collettivo resterà l'idea che i tecnici e la società civile agiscano sempre per il meglio e senza interessi, mentre invece sono solo lo specchio della società. E, quindi, della politica.