La Mercedes ci ricasca: dopo il caso Smart, ha avuto un'altra condanna dell'Antitrust per aver pubblicizzato in modo scorretto il tasso dei finanziamenti sugli acquisti a rate. Come mai? Alla Mercedes Italia sono incalliti recidivi? O è la crisi a spingerli a fare pubblicità aggressiva per far sembrare più abbordabili le loro auto? Oppure ancora sono quelli dell'Unione nazionale consumatori che ce l'hanno con loro, visto che li denunciano in continuazione all'Antitrust?
Credo che queste componenti ci siano un po' tutte. A partire dalla tendenza alla recidiva. Non è un mistero che alle grosse aziende l'Antitrust e le sue sanzioni non fanno paura: guardate i bollettini dell'Autorità e scoprirete che le condanne tendono a ripetersi. Se poi avrete il privilegio di parlare con qualche addetto ai lavori, scoprirete che – al momento di dare il via a una campagna pubblicitaria – quella di non essere puniti dall'Antitrust non è una di quelle preoccupazioni in cima alla lista. Quanto all'incisività dell'Antitrust, va detto che c'è. Innanzitutto per l'allargamento delle competenze (agosto 2007). Poi per la linea molto attivista su pubblicità ingannevole e comportamenti scorretti delle singole imprese. L'ha intrapresa il presidente precedente, Antonio Catricalà, che capì che a questi livelli la difesa del consumatore frutta più consensi che rogne. Infine, l'Unione Nazionale Consumatori, che per il suo settore auto ha recentemente acquisito un esperto che la potenzialità del ricorso all'Antitrust l'ha capita da subito: Raffaele Caracciolo.