Piloti d’aereo stanchi a loro insaputa. Ora gli allungano l’orario. E noi su strada?

Alitalia e Iberia sono in crisi profonda, altre compagnie (pure low cost) non se la passano bene. Senza contare quelle che hanno chiuso di recente (in Italia, la siciliana Wind Jet). Solo pochi esempi per dire che il trasporto aereo risente della crisi e della grande competitività che da anni lo contraddistingue (anche i protezionismi e i contributi pubblici non favoriscono sempre gli stessi soggetti). Così la Ue sta cercando di venire incontro alle compagnie, anche consentendo loro di sfruttare di più i piloti. Però i piloti sono già abbastanza stanchi. Spesso non se ne accorgono nemmeno, altrimenti avrebbero il dovere di non prendere servizio: alcuni studi (Scarica Stanchezza piloti 70 per cento) dicono che il decadimento delle prestazioni fisiche che deriva da lunghe notti di volo (sugli intercontinentali) o sveglie frequenti la mattina presto (pensate a voi stessi quando dovete prendere l'aereo alle 6,30-7) è un problema per chi deve sempre garantire la massima prontezza di riflessi e freddezza.

Lo stesso problema riguarda noi comuni mortali che ci mettiamo alla guida o i professionisti dei mezzi pesanti. Anche qui non sempre ci si accorge di essere stanchi. L'unica fortuna è che su strada il margine di errore è più ampio che per aria: alla peggio, si può frenare.

  • Corrado |

    1- mi pare che le responsabilità siano diverse tra auto e aerei, non pensi?
    2- quando hai la fortuna di avere un contratto di 6 mesi e c’è lavoro solo in Cina, dimmi quanti piloti, che dichiarano alla compagnia di essere stanchi, trovi!
    Anche noi siamo comuni mortali, dillo a tutti. E il comune mortale ha l’errore insito per natura, ha dei limiti. Anche tu.
    [risponde Maurizio Caprino] Tutti hanno limiti, l’importante è che a questi limiti non si aggiungano quelli indotti dallo sfruttamento. E poi: c’è così tanta differenza tra un autobus con 60 persone a bordo e un Embraer con 80?

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