Tutti assolti. Finisce così il filone più consistente del processo sul T-Red di Gaglianico (Biella), dove si discuteva di tutti e tre le questioni emerse nelle varie inchieste degli ultimi anni sui controlli automatici ai semafori: quella dell'affidabilità tecnica, quella della gestione, quella dell'omologazione/approvazione e quella delle gare d'appalto. Per ora è solo stato letto il dispositivo della sentenza, quindi occorrerà leggere bene le motivazioni quando saranno depositate. Ma una prima riflessione si può fare.
Viene confermato che per portare un'accusa fino alla condanna penale occorrono innanzitutto prove, che poi vanno valutate con attenzione. Non solo. Queste prove devono pure dimostrare che il presunto colpevole ha effettivamente violato una norma e non semplicemente che "si è comportato male". Perché non tutto ciò che disturba o colpisce è anche penalmente rilevante (e non di rado è vero anche il viceversa). Questo spiega perché i processi sinora conclusi (almeno in primo grado) sono arrivati nella maggior parte dei casi ad assolvere gli imputati.
Questo non toglie che molto fosse da migliorare per curare davvero la sicurezza negli incroci. E che spesso non lo si sia fatto. Ne sono andati di mezzo la sicurezza e tante persone che si sono trovate nel tritacarne: alcuni multati (puniti in modo discutibile e accomunati ai furbetti col vizio di passare col rosso appena scattato) e alcuni onesti operatori di polizia locale (accomunati ad altri più scaltri e con maggiori appetiti).
Tutto questo ci sia di lezione.