Ora che le primarie del Pd sono in archivio e non c'è più il rischio di polemiche, possiamo scriverlo chiaramente: per quel che riguarda noi utenti della strada, Matteo Renzi si è comportato come quei vecchi politici che vorrebbe rottamare prendendone il posto. Cioè tanta attenzione ai proventi delle multe e meno alla sicurezza. Il dibattito politico ripreso e amplificato dai mass media ha riguardato ben altri argomenti, ma anche le ragioni di chi guida e si sposta hanno una loro dignità. E ci auguriamo che Renzi se ne ricordi ora che, sconfitto alle primarie, annuncia di voler tornare a fare il sindaco di Firenze a tempo pieno.
L'attenzione di Renzi ai proventi ci era già parsa chiara due anni fa, quando è scoppiata la vicenda dei controlli automatici di velocità, illegali sui viali di Firenze. Sui giornali di venerdì scorso è uscito un piccolo accenno alle bacchettate della Corte dei conti, secondo cui il sindaco sarebbe stato opaco nel dare conto di come impiega questi soldi. Esattamente come tanti altri sindaci. Può anche essere comprensibile (anche se non giustificabile) che lo abbia fatto per garantire servizi pubblici importanti, ma avrebbe dovuto dirlo chiaro, per denunciare le storture del quadro giuridico e finanziario in cui un primo cittadino deve districarsi. Una denuncia che venga da un giovane rottamatore farebbe sicuramente notizia e sarebbe autorevole.
E invece Renzi si è rifugiato nella vecchia consuetudine dell'opacità. Né si può dire che le notizie della settimana scorsa dalla Corte dei conti siano solo una bomba ad orologeria fatta sapientemente esplodere alla vigilia del ballottaggio: a Firenze si sapeva benissimo che c'era un procedimento in corso contro il sindaco.
A questo punto, per dargli una patente di pulizia e innovazione, non basta che Renzi abbia aderito alla raccolta di firme indetta dalla Fondazione Guarnieri per istituire il reato di omicidio stradale.