Sulla tariffa Rc auto pesa più l’uomo della macchina. E se l’uomo sente male?

Ormai anche le assicurazioni lo sanno: oggi il rischio dipende più dal guidatore che dall'auto che guida. Lo diceva il buonsenso della gente: tanti, prima della legge Bersani del 2007, si chiedevano perché chi acquistava una seconda auto non potesse fruire della stessa classe di merito della prima, guidata da lui stesso. Oggi le compagnie non solo sono costrette dalla legge Bersani a coprire per la Rc auto un'auto che si aggiunga in un nucleo familiare assegnandole la stessa classe della migliore auto di famiglia, ma differenziano poco le tariffe in base al modello: secondo un'indagine di Supermoney, danno ormai più peso ai fattori legati alla persona (età, sesso, professione, incidenti pregressi, punteggio sulla patente eccetera).

A occhio e croce, è giusto, anche se non esisterà mai un metodo perfetto per inquadrare tutte le situazioni. Ma così ci avviciniamo pericolosamente a un pentolone che sinora non si è voluto scoperchiare: le condizioni di salute e le caratteristiche fisiche di ogni persona.

Un pentolone in cui c'è di tutto. Dai problemi legati all'uso dei farmaci all'importanza di occhi, orecchie e nervi. Fino alla droga, al sonno e, talvolta, all'età. Ne abbiamo già parlato, traendone la conclusione che ci vorrebbero requisiti e controlli ben più severi di oggi, ma poi il rischio sarebbe di lasciare a piedi troppe persone per un Paese che deve il suo sviluppo anche alla motorizzazione di massa (e scelte analoghe vengono fatte altrove, col risultato che poi si punta sui limiti di velocità per mondare tutto).

E ora arrivano dati allarmanti sul fronte della sordità.

Più esattamente, si parla di ipoacusia. Che significa avere un udito con qualche carenza, non sordità assoluta. E basta un deficit uditivo anche lieve per avere poi problemi alla guida, perché le auto di oggi sono molto isolate acusticamente dall'esterno: pensate alle pattuglie che spesso in città girano a finestrini abbassati pur avendo il climatizzatore, perché altrimenti gli agenti non si accorgerebbero di rumori sospetti. Il tutto va incrociato con situazioni particolari, come l'indossare il casco o trovarsi dietro un veicolo a sirene spiegate in autostrada: in questi casi, fate prima ad accorgervi del pericolo vedendolo e vi sorprendete di non averlo sentito.

Capita anche a chi ha un udito normale, figuriamoci a quei 7 milioni (il 12% della popolazione italiana) che ha qualche problema. La Fia (Federazione italiana audioprotesisti) stima che in Italia un adulto su sei ha un difetto uditivo tale da creare problemi nella normale vita quotidiana e in un caso su dieci si rende raccomandabile l'utilizzo di un apparecchio acustico (il che non è una tragedia, visto che oggi ce ne sono anche di invisibili che non fanno scattare stupidi sfottò) (Scarica Anteprima di ³Camera.it – Lavori – Resoconto stenografico dell'indagine conoscitiva per singola Commissione² e Scarica ANAP_Audizione_Maggio_DEF copia).

Di fronte a questi dati, che cosa prevede il Codice della strada su udito e idoneità alla guida? L'articolo 323 del Regolamento di esecuzione prescrive solo che occorre essere in grado di udire una conversazione normale a due metri di distanza. Nessun riferimento a requisiti più specifici né a misurazioni fatte con strumenti. In sostanza, il medico che visita deve solo accertarsi (quando lo fa) che il paziente riesca ad ascoltarlo mentre parla.

Un po' poco per guidare sicuri. Per questo nei mesi scorsi era stato presentato un emendamento alla legge delega di "miniriforma" del Codice della strada, poi arenatasi. L'emendamento prevedeva appunto una misurazione strumentale (Scarica Emendamento Nizzi).

Fossimo in un Paese anglosassone, staremmo più tranquilli. Non perché le visite per ottenere la patente siano più serie, anzi lì spesso non sono proprio previste; il fatto è che lì, se uno ha problemi, viene scoperto dal sistema delle casse di assistenza (che funzionano secondo un principio assicurativo e quindi dispongono screening periodici sui loro iscritti, in modo da tarare la copertura finanziaria – cioè quanto va pagato da parte di ciascuno – in base al rischio). E poi i risultati di questi screening sono segnalati ai fini di un'eventuale revoca o limitazione della patente.

Da noi paga sempre il Servizio sanitario nazionale, che non ha idea di come stiamo in salute e di fatto delega tutto a quella farsa che è la visita per la patente. In teoria, da due anni ci sarebbero anche medici obbligati a segnalare alla Motorizzazione quando riscontrano determinate malattie, ma di fatto se ne guardano bene, per non perdere il paziente. E' una questione culturale, tanto che quando uscì la norma parlammo di medici-spia. Il fatto che qualcuno possa rimetterci la vita perché un guidatore non ha i requisiti fisici giusti è visto come un effetto collaterale.