Sull’Espresso in edicola potete leggere un ben pubblicizzato articolo sulle spese “last minute” della giunta Formigoni. Ad alcuni casi effettivamente significativi, l’articolo affianca altri che – a leggere in modo critico (basta chiedersi il significato di ogni frase) – sembrano assolutamente normali e non è chiaro perché vengano citati. È il caso del rinnovo dello stanziamento destinato a un’agenzia pubblicitaria (citata, ma senza chiarire se faccia capo a gente legata ai gruppi che si spartiscono il potere locale) per i quei misteriosi cartelli “Sei in Lombardia” che da qualche anno campeggiano ai bordi delle autostrade lombarde.
In assenza di palesi pastette (che l’Espresso in questo caso non ha dimostrato), il vero problema di quei cartelli è un altro. Di sicurezza.
Infatti, in origine il divieto di pubblicità in autostrada era pressoché assoluto. Il motivo è semplice: maggiore è la velocità, minori devono essere i motivi di distrazione. Senza contare che in autostrada si paga un pedaggio e quindi si ha diritto a godere di una “qualità” maggiore, con la quale i cartelloni pubblicitari stridono. E invece, tra abusi commessi da furboni che non si riesce mai a colpire e interpretazioni “elastiche” fatte dai gestori, la pubblicità c’è eccome.
Tra interpretazioni elastiche, quella introdotta dall’Autobrennero per pubblicizzare le località turistiche vicine al tracciato della propria autostrada. Un’elasticità in cui c’entra il fatto che il controllo di quella società è pubblico, cioè esercitato da quegli stessi enti che si occupano del turismo in zona.
Dopo questa interpretazione, riuscì più facile il blitz legislativo con cui nell’articolo 23 del Codice della strada fu stabilita una deroga al divieto proprio per i cartelli con pubblicità turistica.
Dunque, formalmente nell’ultima delibera formigoniana non ci sono irregolarità. Ma resta l’interrogativo sull’opportunità di certe forme pubblicitarie che compromettono la sicurezza, tanto più se poste in atto da enti che tra gli scopi hanno proprio la sicurezza. E poi dove sta l’efficacia di un cartello che recita “Sei in Lombardia” in mezzo alle pianure e ai capannoni che caratterizzano buona parte dei percorsi autostradali della regione?