E va bene che lo avevo scritto su questo blog io stesso, non più tardi di una settimana fa: chiamare le forze dell’ordine dopo un incidente non grave mette solo a rischio di prendere multe anche salate (anche se è utile a “cristallizzare” l’accaduto e quindi a mettere al riparo da falsi testimoni che la controparte può sempre procurarsi). Ma di qui a scrivere in una sentenza ciò che ha scritto un giudice di pace di Ruvo di Puglia (Bari) in una sentenza ce ne passa molto.
La sentenza è stata trovata da un giornalista sveglio e preparato come Massimiliano Scagliarini, che ne ha scritto l’altro ieri su “La Gazzetta del Mezzogiorno”. Il magistrato onorario ha annullato un verbale della Polizia municipale di Terlizzi, che aveva semplicemente multato entrambi i conducenti coinvolti in un incidente a un incrocio. Un atto dovuto: l’articolo 145 del Codice della strada a “usare la massima prudenza” vicino a ogni incrocio, indipendentemente dal fatto di avere o no la precedenza: anche chi ce l’ha deve essere in grado di evitare l’incidente se gli altri sbagliano, hanno la visuale ostruita o hanno un problema meccanico (per esempio, ai freni). Poi si stabilirá caso per caso la percentuale di colpa dell’uno e dell’altro conducente. Questo è tanto vero che da decenni la Cassazione ha introdotto il concetto di “precedenza di fatto”: quando chi dovrebbe fermarsi arriva invece a impegnare l’incrocio, chi ha la precedenza deve lasciarlo passare. Quindi, per esempio, se il punto d’impatto sulla fiancata si trova verso la ruota posteriore, vuol dire che il veicolo urtato era già nell’incrocio e l’altro doveva comunque lasciarlo passare pur avendo la precedenza.
E invece leggete che cos’ha scritto il giudice pugliese: «Il conducente che impegna un incrocio senza dare la dovuta precedenza, fidando colposamente nella possibilità di attraversare indenne l’intersezione, ha responsabilità esclusiva nella causazione del sinistro senza che sia necessario valutare l’osservanza delle regole di prudenza dell’altro conducente avente diritto di
precedenza». Vi chiederete in base a quale motivazione tecnico-giuridica il magistrato abbia scritto tutto ciò. Eccola: «A volte viene il sospetto che alla chiamata delle autorità in caso di un incidente automobilistico segua
sempre una specie di “tassa” indiscriminata per i conducenti, consistente nell’irrogazione di una sanzione indipendente dalla responsabilità del sinistro ma dovuta per il solo fatto di esserne stati implicati».
In effetti, a volte è così. Ma sarebbe stato necessario dimostrare che in quel caso specifico era andata proprio come il giudice ha ipotizzato. E invece tutto resta a livello di ipotesi: il giudice non ha citato elementi concreti per provare che quella multa era sbagliata.