Che l'iniziativa fosse destinata a non risolvere il problema lo si era capito già a giugno: i fondi stanziati dallo Stato per gli incentivi ai veicoli ecologici sono troppo pochi per durare a lungo e sperare – con un contributo massimo di 5mila euro – di rendere appetibili le utilitarie elettriche, che costano 30mila euro. Ora, con la conversione in legge del decreto sviluppo (Dl 83/12), è certo che gli incentivi ci saranno, partiranno il 1° gennaio 2013, andranno avanti fino al 31 dicembre 2015 e, soprattutto, resteranno inadeguati. Non basta: la versione definitiva del provvedimento contiene altre bizzarrie.
Come facevo notare sul Sole 24 Ore di ieri, la norma è congegnata in modo tale da dare la maggior parte delle risorse alle auto aziendali (anche per artigiani e professionisti), ai taxi e ai noleggi e pochi ai comuni cittadini. Però poi impone ai primi di rottamare un veicolo con almeno dieci anni (condizione quasi impossibile nel settore delle flotte aziendali), mentre i cittadini possono accedere a quei pochi fondi che hanno senza dover demolire alcunché. Una sorta di "chi ha i denti non ha il pane e chi ha il pane non ha i denti", messo in piedi per centellinare le poche risorse a disposizione.
Con una non trascurabile conseguenza pratica: più burocrazia, per controllare a che categoria di beneficiari appartengono gli acquirenti. E già gli incentivi precedenti, pur essendo più semplici, hanno messo in luce varie difficoltà di gestione. Valeva la pena crearne altre, per gestire quattro soldi? E poi parlano di spending review che dovrebbe snellire la burocrazia…