Dieci anni fa parlavamo tutti del radioso futuro di risparmi che il nuovo regolamento europeo sul mercato dell'auto, firmato dal commissario dell'epoca alla Concorrenza (un certo Mario Monti), ci avrebbe consentito. Una delle voci di risparmio più importanti era data dalla possibilità di utilizzare "pezzi di ricambio equivalenti", cioè non originali ma della stessa qualità. Spesso sono anche identici, perché fabbricati anche dallo stesso componentista che rifornisce la casa automobilistica: cambia solo il marchio, che è quello del componentista anziché quello della casa. Ma adesso un'inchiesta di Altroconsumo nelle officine di alcune grandi città ha rilevato che spesso agli automobilisti non viene data alcuna possibilità di scelta: anche i meccanici "indipendenti" (cioè che non fanno parte di alcune rete di assistenza col marchio delle case) montano solo il ricambio originale.
Una iattura? Mica tanto.
In effetti, Altroconsumo la mette in termini negativi e non ha tutti i torti: ci sono opportunità di risparmio che vanno in fumo e questo è odioso perché chi va nelle officine indipendenti quasi sempre cerca proprio il risparmio. Ma c'è anche un lato positivo della vicenda.
Infatti, chiediamoci come fa un automobilista a capire se un ricambio non originale è davvero equivalente e non è, invece, un fondo di magazzino cinese. Non ci sono autorità che controllano davvero che cosa circola sul mercato. Dunque, si resta in balìa di tutto. E allora forse il minore dei mali è un costoso ricambio originale. L'unico consiglio che si può dare in alternativa è quello di chiedere pezzi con marchi di componentisti molto noti.
Sperando, in ogni caso, che non siano pezzi contraffatti. La crisi dà slancio a questo mercato. E per il cliente, di fatto, non c'è protezione.