Accendere le luci, attivare il tergicristalli, alzare il volume dell'autoradio. Che sarà mai? Sono manovre intuitive, si fanno in un attimo. Eppure a volte distraggono, perché richiedono di staccare lo sguardo dalla strada anche per più di un secondo. Lo ha dimostrato Quattroruote sul numero di giugno, con un test in cui un'apparecchio controlla i movimenti degli occhi. Questo in autostrada significa percorrere una cinquantina di metri "al buio", senza poter reagire a un imprevisto. E fin qui siamo nella migliore delle ipotesi.
Infatti, finora abbiamo parlato dei comandi principali, che sono quelli di uso più comune: pochi giorni di pratica subito dopo l'acquisto dell'auto e ci si abitua ad azionarli senza guardarli. Ma, se parliamo di comandi secondari o di uso raro (pensate ai fendinebbia), la situazione precipita: possiamo percorrere anche 100 e più metri a occhi chiusi. Senza alcuna tutela: solo pochissimi tra i veicoli in circolazione sono dotati di sistemi di allarme anticollisione e/o frenata automatica, che dovrebbero diffondersi solo nei prossimi anni (crisi permettendo).
Senza contare che, come nota anche Quattroruote, si possono avere problemi seri anche con i comandi principali: non è raro che si prenda un'auto a noleggio o in car sharing e quindi ci si trovi a dover familiarizzare con disposizioni e sistemi sempre diversi.
Ecco perché sarebbe fondamentale che le direttive che regolano le omologazioni dei veicoli in una marea di aspetti (dalla resistenza ai crash test alla compatibilità con le onde elettromagnetiche) si occupassero anche di standardizzare almeno un buon numero di comandi. Perché non lo si fa?