Sempre più Comuni montano su alcune auto dei loro vigili la telecamera per fare le "multe a strascico" per divieto di sosta. Uno degli ultimi esempi, il mese scorso, è quello di Foggia. Dunque, assessori e comandanti sembrano sempre più sicuri che l'apparecchio regga al vaglio dei giudici di pace, davanti ai quali i ricorsi non dovrebbero mancare. Ma in alcuni Comuni la sicurezza alimenta la fantasia.
Così c'è stato chi ha chiesto al ministero delle Infrastrutture se potesse utilizzare le immagini delle telecamere per la videosorveglianza urbana. Ovviamente, al ministero hanno risposto che l'infrazione sarebbe documentata (in fondo, per accertare un divieto di sosta "semplice", basta scattare una foto, non ci sono misurazioni da fare), ma non l'assenza del trasgressore (che è condizione necessaria per poter evitare di contestargli immediatamente l'illecito, visto che la legge non consente controlli automatici contro la sosta vietata).
Una piccola storia italiana, che dimostra come da noi l'inventiva sia diffusa non solo fra i trasgressori, ma anche fra i controllori.