La settimana prossima si tornerà a parlare di omicidio stradale: il tema sarà rilanciato da un convegno dell'Aifvs (Scarica Aifvs convegno e dichiarazioni governo Monti). Ma la partita sembra temporaneamente chiusa: il 27 marzo, nella sua audizione alla commissione Trasporti della Camera, il ministro della Giustizia, Paola Severino, ha smontato la proposta di istituire un reato specifico (cliccate in fondo a questo post per leggere perché). Una settimana dopo, nelle stessa sede, si è allineata anche la sua collega dell'Interno, Annamaria Cancellieri. E questo ha segnato la fine, se si pensa che nel Governo Berlusconi la proposta era stata caldeggiata proprio del ministro dell'Interno, Roberto Maroni. Dunque, sembra destinato al binario morto il testo di legge-delega firmato da Mario Valducci (presidente della commissione) che contiene l'omicidio stradale e un'ulteriore riforma del Codice della strada, di cui si discute dall'anno scorso in commissione Trasporti. Infatti, le sedute non vanno oltre semplici audizioni di soggetti più o meno della partita e ormai alla fine della legislatura mancano sei mesi netti (considerando le vacanze).
Se ne riparlerà col prossimo Parlamento, dove l'Aifvs e altre organizzazioni di familiari di vittime di incidenti (non solo stradali) faranno portare pure la proposta di fornire una specifica assistenza a chi ha subìto le conseguenze di questi eventi. Spesso sono persone distrutte dal dolore, che si trovano spaesate sia dal punto di vista psicologico sia da quello legale. A quel punto, chi ha già soldi si procura i migliori professionisti, per tutti gli altri pazienza. Le organizzazioni promotrici, inoltre, fanno capire che la legislazione attuale dà fin troppe garanzie agli imputati e troppo poche ai danneggiati. Per questo, propongono di modificare l'articolo 111 della Costituzione, che detta le garanzie fondamentali per le parti del processo. Missione impegnativa: toccare la Costituzione è sempre un'impresa. Se poi la materia di discussione è quella della giustizia…
SICUREZZA STRADALE: SEVERINO, PERPLESSITA' SU REATO OMICIDIO
ETICHETTA NON BASTA, OCCORRE DISTINGUERE TRA DOLO E COLPA
Attribuire ''un titolo'' a una fattispecie di reato e ''una pena'', senza ''risolvere il problema dell'elemento psicologico'', ha spiegato il Guardasigilli, ''potrebbe portare addirittura al risultato opposto: un giudice che non riscontra il dolo in un omicidio compiuto alla guida dovrebbe alla fine assolvere perche' il fatto non costituisce reato per mancanza di dolo''.
Severino ha spiegato che nel modificare il codice penale, ''per costruire qualcosa che poi la giurisprudenza applichera' e dare quindi certezza della pena, occorre stabilire una fattispecie chiara sotto il profilo interpretativo''. Nel caso specifico, secondo il ministro, che si e' occupata a lungo anche nella sua attivita' accademica del tema, la difficolta' consiste nel definire chiaramente, nel caso di un omicidio commesso alla guida, sotto effetto di alcolo stupefacenti, ''la distanza tra dolo eventuale e colpa con previsione''. La differenza, infatti, sta ''nella situazione in cui il fatto e' compiuto, e non potremmo mai descriverle tutte in un articolo di legge'', ''sara' sempre il giudice a dover indicare se le circostanze determina un dolo eventuale o una colpa''. E le pene inflitte non possono non tenere conto di questo. ''Si pu o' aumentare la pena – ha osservato infine Severino – senza pero' illudersi che questa dia specificita' alla fattispecie''. (ANSA).