Non mi ha mai convinto del tutto il clamore che spesso accompagna gli incidenti sul lavoro: si è iniziato a farne solo dal 2007, dopo una presa di posizione del presidente della Repubblica. Solo che, rispetto ai tempi in cui queste tragedie passavano sistematicamente sotto silenzio, le statistiche sono meno preoccupanti. E poi si parla sempre poco di quella metà degli incidenti sul lavoro per la quale si fa già poco: quelli che accadono sul percorso casa-lavoro. Oggi faccio un'eccezione: vi segnalo il caso dell'operaio morto a Roma stamattina, schiacciato da una gru. Perché quella gru era montata su un camion. E, almeno in passato, i controlli della Motorizzazione su questo tipo di veicoli aveva "lasciato a desiderare" soprattutto per quanto riguarda le gru.
Ce lo ricorda l'incredibile vicenda di Carlo Massone (Scarica Riassunto documenti), sintetizzata in una pagina web e anche in questo video. Tra le altre cose, nessuno ha battuto ciglio per una gru con matricola abrasa; sì, abrasa, come sulle pistole utilizzate per fare rapine e agguati. E, in effetti, anche in casi del genere ci può scappare il morto.
Certo, si può dire che Carlo Massone sia stato particolarmente sfortunato nell'acquisto dei suoi camion usati e che sul momento non si sia saputo ben tutelare (motivo per cui ogni tentativo per cambiare il corso della sua vicenda è oggi impossibile, ci ho provato invano anch'io portando su varie scrivanie la montagna di carte che documenta il caso). Si può pure dire che sono vicende degli anni Ottanta.
Ma da allora non molto è cambiato nelle revisioni dei mezzi pesanti. E la crisi può riportare "alla ribalta" nei piazzali dei rivenditori catorci di età e condizioni simili a quelli che si vedevano trent'anni fa: qualche decennio di sviluppo aveva un po' migliorato la qualità complessiva del parco circolante, ma adesso tutto lascia pensare che si stia tornando indietro.