L'altro giorno, ho scritto un post sui vigili urbani messi in difficoltà a fine anno dall'agenzia delle Entrate con notifiche da fare all'ultimo momento. Incidentalmente, ho parlato di evasione fiscale citando il caso-Cortina, ma è bastato a fare in modo che i commenti siano stati tutti centrati su quest'ultimo aspetto. Insomma, i problemi dei vigili interessano poco e i vigili stessi (so che il post è stato letto anche nel loro ambiente, attraverso Poliziamunicipale.it) hanno avuto pudore ad alzare la voce. Si sentono la categoria più invisa dagli italiani, dopo la Casta ovviamente.
In questi stessi giorni, a confermare involontariamente questo stato di cose, è arrivata una sentenza del Tar Puglia, che consente di sciogliere e riorganizzare i corpi di polizia municipale, mettendoli alle dipendenze di altri settori dei Comuni (che teoricamente avrebbero pari rango). Un'altra botta per l'orgoglio dei vigili. Ma il punto non è questo.
Il problema vero non è "chi comanda chi", ma "perché qualcuno vuole comandare su un altro". Lo mette bene e fuoco un breve editoriale proprio di Poliziamunicipale.it. Perché spesso, dietro conflitti tra uffici comunali, ci sono guerre personali. Niente di più e niente di meno. Quindi è abnorme che ci vada di mezzo la funzionalità di interi corpi di polizia locale, con ovvie ricadute non solo sui dipendenti che magari non hanno alcuna voglia di iscriversi a una delle fazioni in lotta, ma anche e soprattutto sui cittadini. Che pagano le tasse e hanno il diritto di avere un corpo di polizia che funzioni.