La settimana scorsa abbiamo appreso che la Rai era addirittura obbligata a rimuovere Augusto Minzolini dalla direzione del Tg1: il rinvio a giudizio per l'uso personale della carta di credito aziendale. Non voglio bene a Minzolini e questa vicenda mi aveva indignato particolarmente, perché aveva toccato anche le mie tasche. Però sono rimasto sgomento. Non solo perché, contrariamente a quanto si è fatto credere, la sua direzione non è la sola ad aver fatto perdere ascolti e credibilità al Tg1 (è in ottima compagnia, anche di gente che ha un'immagine "insospettabile" presso il grande pubblico). Ma anche perché per una volta in Italia è stato rimosso qualcuno che non è stato ancora condannato in via definitiva. E allora il pensiero corre alla Motorizzazione.
Infatti, da decenni leggiamo di dirigenti, funzionari e impiegati coinvolti in scandali. L'ultimo è di appena una settimana fa. E non sono pochi i casi in cui sono state beccate le stesse persone coinvolte in scandali precedenti. Quindi più volte mi sono chiesto se non ci fosse davvero un modo per metterle in condizione di non nuocere più.
Non voglio fare il saputello: può davvero essere che giuridicamente sia impossibile. Ma allora, per favore, qualcuno ci spieghi come mai la Rai è riuscita a defenestrare Minzolini (pur senza licenziarlo, pare) e la Motorizzazione in casi analoghi non ci riesce. E ci spieghino come sono organizzati i controlli interni anticorruzione: non si può sperare di beccare i disonesti solo con le denunce dei colleghi onesti che, in certi contesti, fanno addirittura gli eroi.