Nemmeno il tempo di metabolizzare l'ultimo caso di "turismo delle patenti" e si ricomincia. Stavolta lo scandalo di aspiranti conducenti si è ripetuto pari pari (compreso il coinvolgimento di aspiranti autisti di mezzi pesanti, cosa gravissima) dall'altro capo dell'Italia, a Torino. Ciò che scandalizza non è tanto l'umana necessità di provarci (per quanto gli esami non siano proprio difficilissimi e un autista di bus o camion debba essere davvero una persona capace). E nemmeno il fatto che ci siano dipendenti della Motorizzazione che – a quanto si legge – si fanno corrompere: dal loro ufficio passa il destino di tanta gente, è "normale" che le mazzette girino. Ma proprio per questo lo scandalo sta a Roma: possibile che non ci siano leggi e sistemi disciplinari interni in grado di incidere su una realtà così a rischio?
Quando il Governo tecnico parla di riforme e tante altre belle cose, la speranza è che tenga a mente anche queste esigenze. Sperare non costa nulla. Ma non bisogna illudersi che queste cose finiscano davvero nell'agenda della politica: non è roba tale da far cadere un Governo, come d'altronde quasi tutto ciò di cui ci occupiamo qui. E questo è pure un ottimo alibi per chi ha interesse che tutto resti com'è.