Succedono cose strane con le multe, nel Milanese. Ci sono paesi dove le cancellano a altri dove se le inventano. Beninteso, queste sono cose che sono successe e succederanno ovunque. Solo che nelle ultime ore c'è una coincidenza di notizie che vengono da quelle parti e che – assieme alla vicenda del nuovo bando autovelox della Provincia – confermano come la zona sia "a rischio".
Cominciamo dalle multe "cancellate": ad Arconate è agli arresti l'intero corpo di Polizia municipale (tre persone) perché non quadrano i conti tra i verbali compilati e i ruoli degli incassi. In sostanza, si sarebbe fatto in modo da far figurare meno infrazioni o violazioni più lievi, in modo da tenersi in tasca la differenza. La magistratura ci vede un accordo fra il comandante e i due agenti. Speriamo solo che sia un "eccesso di zelo" da parte del pm: in caso contrario, ci sarebbe molto da preoccuparsi.
A Pieve Emanuele, invece, continuano a "inventarsi" multe, perché usano il rilevatore automatico di passaggio col rosso anche per sanzionare chi rinuncia ad attraversare l'incrocio ma non si ferma entro la striscia di arresto. Che è anch'essa un'infrazione, solo che può essere accertata solo da un vigile presente sul posto: le norme sono chiare e peraltro ribadite da un parere ministeriale (ma ce n'era pure bisogno?). Un comportamento da kamikaze per l'amministrazione comunale: un funzionario di prefettura o un giudice di pace, davanti a un ricorso, non potranno che applicare la legge e accoglierlo. La voce poi si spargerà e succederà l'ennesimo putiferio, che si aggiungerà a quello già sollevato al tempo dello scandalo T-Red (e che ha coinvolto anche Pieve, anche se in misura minore di altri Comuni e poi si dovrà anche capire il perché). Adesso Il Giorno ipotizza anche un motivo per un comportamento così assurdo: visto che si fanno meno multe per passaggio col rosso, in qualche modo bisogna pur "compensare". E peraltro si beccano persone che, terrorizzate dalla possibilità di essere punite per il rosso, si fermano anche a costo di arrivare un po' "lunghe" (che poi è ciò che ho sempre consigliato io per smitizzare questa storia dei controlli sul rosso eccessivamente severi).
Tutto questo succede in un territorio dove non sono finite le polemiche della scorsa estate sul bando di gara della Provincia, che pare aver deciso già in origine chi doveva vincere.
Aldilà del botta e risposta di cui sentite nel servizio di Rainews24 (e che si è letto anche nelle cronache politiche locali, perché l'opposizione in Consiglio provinciale ne ha fatto un caso) e di polemiche analoghe ma più in sordina registrate pure a Caselle (Torino), bisogna innanzitutto riflettere sull'effettiva necessità di un dispositivo che dia conto della propria taratura per ogni infrazione che rileva. Una gran cosa, certo. Ma può farla un solo apparecchio (gli altri andrebbero aggiornati e – secondo la prassi del ministero delle Infrastrutture – riomologati, cosa non facilissima né veloce che la Provincia pare ignorare nella sua difesa davanti al Tar, che però le ha dato ragione), mentre il ministero "si accontenta" di un certificato cartaceo di taratura annuale. La Provincia deve spiegare quanto le costa questa funzionalità aggiuntiva e quanto le costerebbe non averla (cioè deve dire quanti ricorsi sono stati presentati su questioni di taratura nel Milanese e quanti sono stati persi dalle amministrazioni locali perché i giudici di pace della zona sono particolarmente esigenti su questa materia). Solo dopo potremo capire se le polemiche sono fondate o no. E, in attesa di queste spiegazioni, i dubbi non si dissipano.
Si vanno ad aggiungere a un altro aspetto della vicenda che le polemiche non hanno finora evidenziato abbastanza. Nel bando della Provincia si prevede un valore complessivo dell'appalto di 3,1 milioni, di cui solo 900mila euro per il canone di noleggio degli apparecchi. Questo è un altro aspetto su cui dovranno arrivare spiegazioni dettagliate, perché tra gli addetti ai lavori c'è il sospetto che si tratti di un'elusione del divieto di dare al noleggiatore di velocimetri un compenso legato al numero delle multe. Un fenomeno su cui si addensano sospetti in mezza Italia e che consiste nello stipulare contratti "full service" (non si solo noleggio, ma anche di gestione delle procedure sanzionatorie), cosa che consente di dividere in due il compenso: una parte effettivamente fissa (ma sottovalutata) per il puro noleggio) e una variabile (gonfiata) perché destinata a coprire le spese di trattamento delle immagini e stampa dei verbali. Malignità? Può essere. Ma finora nessuno le ha smentite. E pare che nell'imminente decreto ministeriale che dovrà fissare i nuovi paletti ai controlli di velocità stiano inserendo vincoli studiati proprio contro questa pratica…