Un esordio con la promessa di essere breve, tipica dei politici: "Mi aspettano altrove, 10 minuti e vado via". Mezz'ora dopo, Marco Pannella era ancora a Latronico (Potenza) col microfono davanti alla bocca, a presentare un libro sull'ambiente della Basilicata a rischio per l'estrazione del petrolio e dei rifiuti e fare un parallelo con la democrazia italiana a rischio. E anche qui tutto normale. Poco dopo, la frase rivelatrice. Una cosa tipo "adesso spero nella bravura di qualche centauro, per arrivare in tempo utile a Salerno e poi a Roma" (vado a memoria, ascoltavo in diretta radiofonica mentre guidavo). Traducendo: la scorta della Stradale avrebbe dovuto fargli recuperare per strada il tempo "perso" sul palco. La difesa della democrazia val bene una corsa che potrebbe mettere a repentaglio la vita di qualche ignaro cittadino incontrato sul percorso (che ha gli stessi diritti dei lucani cui petrolio e rifiuti hanno ingiustamente peggiorato la vita).
Tutto è accaduto giovedì scorso, intorno alle 19.
Io non so poi a che ora sia arrivato Pannella a Roma. Né so se abbia davvero una scorta per tutelarlo da eventuali attentati: l'ho visto personalmente in un bar del centro di Roma qualche mese fa e mi pareva fosse solo (ma a volte capita che la persona da scortare congedi i suoi angeli custodi e si prenda – comprensibilmente – una boccata di libertà). So solo che per viaggiare in deroga al Codice della strada occorre appunto essere persone potenzialmente in pericolo e come tali essere sottoposti a scorta. Cosicché la frase di Pannella non è un indizio sicuro di colpevolezza" (tantomeno è da usare contro chi, come lui, del garantismo ha fatto – legittimamente – una ragione di vita). Ma è l'indice di una cultura dei politici, quella del "prendo tanti impegni per stare a contatto con più gente possibile, tanto poi ci pensa la scorta a far quadrare i conti col tempo a disposizione". In questo, Pannella non si rivela tanto diverso da quella partitocrazia che attacca – spesso giustamente – da decenni.
E allora ribadiamolo: si parla e sparla sempre di auto blu, scorte e privilegi vari su strada, si fanno anche leggi apparentemente severe (se poi si riesca ad applicare è un'altra storia), ma non si va alla radice del problema. Che, banalmente, è il fatto che con le moderne tecnologie non è più necessaria la presenza fisica proprio dappertutto. Senza fare demagogia sul fatto che oggi chiunque svolga un lavoro viaggia meno di prima perché ci sono mail e videoconferenze, basta ricordare che pure in politica cominciano a vedersi videomessaggi e collegamenti telefonici del leader di turno a una qualche manifestazione. Senza parlare del classico indirizzo di saluto del ministro di turno letto dal moderatore dell'evento, da un prefetto o da chi per lui.
La sensazione, però, è che i politici rinuncino solo alle presenze che trovano sgradite o del tutto inutili. Se vedono un minimo di utilità nel farsi vedere, via a sirene spiegate. O, se non hanno la scorta, via lo stesso, imponendo all'autista di commettere infrazioni. La casta è anche questo, anche se ne parlano in pochissimi.