Non se lo ricorda quasi nessuno, ma un anno fa la riforma del Codice della strada aveva messo mano anche alle modalità burocratiche del rinnovo patente. Un po' per compiacere la lobby dei medici abilitati (riconoscendoli come tali anche quando cessano dal servizio, a certe condizioni) e un po' per una sacrosanta informatizzazione delle procedure, che sarebbe dovuta partire a fine mese e invece è stata rinviata al 15 febbraio 2012. Poco male: il problema vero è che si è persa l'occasione per combattere il fenomeno delle "patenti facili".
La cronaca insegna che non sono rari i casi di medici beccati a rilasciare certificati fasulli. E l'esperienza mi ricorda quell'autista di bus romano che mi raccontò del sanitario da cui fu "visitato" lui: non lo guardò nemmeno in faccia. Non pochi guidatori, poi, non ricordano nemmeno se l'ultimo rinnovo patente lo avessere fatto con un dottore o con una dottoressa, segno che probabilmente il certificato era stato scritto senza che medico e paziente si fossero mai incrociati.
E allora perché non prevedere nelle nuove procedure che il medico abilitato dichiari il luogo in cui si è svolta la visita? Questo faciliterebbe i riscontri in caso d'indagine, facendo saltare fuori incongruenze che inchiodano i "faciloni". E, già che si parla tanto di evasione fiscale, potrebbe far emergere il nero che può esserci nell'attività di talune agenzie di pratiche presso cui questi medici lavorano. Infine, dichiarare falsamente che la visita si è svolta in un determinato luogo potrebbe portare a una condanna più severa, dato che può indicare un comportamento truffaldino più "organizzato".