Non è ancora ben chiaro che cosa avesse in mente oggi Giulio Tremonti quando ha dichiarato di voler togliere le agevolazioni fiscali a chi ha una suv. Ma è già chiaro il rischio che anche questa trovata del ministro dell'Economia finisca in una bolla di sapone, com'è già stato varie volte e in modo assolutamente bipartisan nella tormentata storia fiscale italiana. E forse sarà meglio così. Perché stavolta si rischia di far male a un costruttore "insospettabile": la Fiat, con l'immaginabile coda di polemiche e minacce di trasferimento a Detroit.
Che si tratti di sovrattasse (come facevano concretamente nella Prima Repubblica e come ha poi tentato di fare il governo Prodi nel 2007) o più semplicemente di esclusioni da agevolazioni fiscali (come adombra Tremonti oggi), tutto s'infrange su uno scoglio: che cosa s'intende per suv? Il problema si era posto persino vent'anni fa quando si tassarono le fuoristrada, figurarsi adesso che le varie nicchie di mercato si sono mescolate l'una all'altra. Tentativi grossolani come quello fatto dal Comune di Firenze per disciplinare gli accessi al centro storico sulla base dell'altezza delle ruote lasciano il tempo che trovano.
Peraltro, su questa ha deciso di contare la Fiat ora che di fatto non ha più una station wagon da proporre alla sua clientela. La Croma non è più in produzione, l'Alfa 159 Sportwagon è agli sgoccioli e non è nemmeno possibile tappare il buco come si fece nel 1996 facendo credere che la Marea (una media) potesse prendere il posto della vecchia Croma (l'ammiraglia): la Bravo di oggi non ha una versione station wagon, salvo voler considerare tale la Lancia Delta (che però si rivela scarsina di bagagliaio se calata in questo ruolo). Così a chi è proprio affezionato al marchio italiano e ha bisogno di spazio non resta che la Freemont. Cioè una suv tra le tante sul mercato, che probabilmente gioca molte delle sue speranze proprio sul fatto di essere l'unica proposta Fiat tra le auto per chi vuole spazio. Se la sentirà Tremonti di soffocarla nella culla?