Oggi è caduto un altro pezzo della barriera eretta da sempre dai gestori di strade per difendersi da responsabilità degli incidenti: la Corte di appello di Messina ha condannato a un anno e sei mesi per omicidio colposo plurimo i quattro dirigenti del Cas (Consorzio autostrade siciliane) imputati per la morte dei quattro occupanti di un'auto precipitata da un viadotto della Messina-Palermo il 2 maggio 2006 (Scarica Sentenza storica Corte Appello Messina). Ovviamente questa storia non finisce qui: è logico aspettarsi che gli imputati ricorrano in Cassazione. Ma i giudici messinesi hanno dato un'interpretazione importante sull'annosa vicenda dei guard-rail inadeguati: il gestore deve migliorarli anche quando risalgono a prima che fossero emanate le ultime norme in materia.
Principio importante, anche perché – per quanto ne so io – finora i precedenti avevano riguardato solo errori di montaggio e progettazione.
Inoltre, è stato colpito il Cas, consorzio di emanazione regionale che della Regione siciliana pare rispecchiare anche sprechi e turbolenze politiche, tali da indurre i buoni amministratori a lasciare il posto. Una malagestione che ha contribuito a prosciugare le casse e gli imputati hanno proprio fatto presente la delicata situazione finanziaria per giustificare il mancato adeguamento dei guard-rail. I giudici ne hanno preso atto, "rispondendo" che in circostanze del genere occorre comunque prendere provvedimenti, che – se non ci sono alternative – possono solo consistere nell'abbassare il limite di velocità. Così adesso è più chiaro a tutti il motivo per cui sulle strade italiane si vedono certi limiti assurdi.
Infine, il viadotto su cui è accaduto l'incidente (quello di Ritiro, posto panoramico in mezzo alle colline dietro Messina con vista sullo Stretto) è di quelli che a un profano sembrano sicuri: è stato uno dei primi (almeno al Sud) ad avere scenografici guard-rail "a tutta altezza". Ma ormai si tratta di barriere installate negli anni Settanta, quando i criteri di progettazione erano più arretrati e ci si doveva preoccupare di reggere al peso ridotto dei veicoli dell'epoca. Nel caso del processo, un'Audi A4 è bastata per sfondare 12 metri di una barriera che, secondo i criteri moderni, dovrebbe entro certi limiti trattenere anche un tir.
Questo pare essere stato l'elemento fondamentale su cui si è combattuta la battaglia processuale. Vinta per ora dai legali dell'Aifvs (Associazione italiana familiari vittime della strada), che si battono per l'obbligo di adeguare i guard-rail.