L’etilometro, l’euforia e il buonsenso

Siete a pranzo fuori, avete bevuto e vi sentite "solo" un po' euforici. Che fate? Le alternative sono tre: tentare la fortuna e rimettervi al volante, chiedere al gestore del locale dov'è l'etilometro (di cui dallo scorso ottobre dev'essere dotato per legge) per vedere se siete nei limiti di legge oppure fidarsi solo della propria coscienza e non guidare fino a quando quell'euforia sarà passata. La prima è suggerita dal senso comune, la seconda dal Codice, la terza dalla cultura "vera" della sicurezza stradale. Perché guidare richiede sempre di avere prontezza di riflessi e di movimenti, anche di quei movimenti che capita di fare una sola volta nella vita. Questo è il senso - che condivido – del racconto inviatomi oggi da Paoblog. Ve lo riporto nella seconda parte del post.

Prima però voglio ricordare ai "legalisti" che fidarsi più dell'etilometro che della propria coscienza non fa rischiare solo un incidente, ma anche le sanzioni. Sì, perchè dal racconto sembra evidente che la protagonista viaggia sul filo del limite, il che non deve lasciare tranquilli. Per due motivi:

– dopo pranzo il tasso alcolemico sale lentamente (l'alcol viene assorbito con gradualità assieme ai cibi), per cui se si viene controllati su strada mezz'ora dopo il test nel locale è assolutamente possibile che il limite sia stato superato;

– se ci sono vari indizi che i sofisticati etilometri omologati e revisionati in uso alle forze di polizia non siano precisi, a maggior ragione si può dubitare degli apparecchi disponibili nei locali.

Infine, preciso che qui parlo dell'euforia ma alludo pure a tutte le altre sensazioni potenzialmente pericolose: mal di testa, sonno, torpore, lentezza. Cose che possono esserci anche quando non si beve: basta aver dormito poco, essersi "cotti al sole", avere un po' d'influenza. Anche in questi casi dovremmo ascoltare solo la nostra coscienza e perlomeno rinviare il momento della guida.

E ora il racconto di Paoblog.

… domenica scorsa pranzetto alla famosa trattoria di Valenza Po e come sempre capita (solo qui a Valenza, beninteso) qualche bicchiere di troppo, ma anche in questo caso, prima di accendere il motore un doppio test con l'etilometro che approssimativo quanto si vuole, restituisce in ogni caso risultati attendibili, come abbiamo constatato ….

io avevo ovviamente bevuto un pò di più, ma fermandomi prima in ogni caso. doppio test e doppio verde.

La Signora K ha gradito il buon Trebbiano ed ha preso pure un limoncello (sbagliando e lo ha capito dopo …) anche se non doveva guidare, ha fatto il test che le ha dato luce verde, ma sembrava strano e lo ha ripetuto ottenendo luce gialla (0,2) … dopo pochi minuti constatando di provare un certo effetto di euforia ha ripetuto il test e si è infatti beccata una luce rossa (0,5)

da qui sono nate alcune considerazioni … in primis basta poco (ovvero 12 €) per evitare di mettersi alla guida in condizioni non ottimali … e poi lo stato di "euforia alcolica", per così dire, non ha impedito a Ro di capire che non era al 100% e quindi se per caso avesse dovuto guidare lei, si sarebbe astenuta…

per cui una volta di più riteniamo che una persona di buonsenso, seppur euforica, sia in grado di capire 1) quando è andata oltre e 2) quando è il caso di non accendere il motore ….

 

  • Paoblog |

    Una notte insonne, ma la sveglia alle 6.10 suona ugualmente ed in ufficio si deve andare. Le condizioni generali sicuramente peggiori rispetto al bicchiere in più raccontato a suo tempo ed ecco che una volta di più il Buonsenso fa scattare la Consapevolezza.
    °
    Si cambia atteggiamento in auto e nello stile di guida, anticipando le frenate, aumentando la distanza di sicurezza ed un occhio ancor più attento a semafori, incroci e pedoni.

  • marco |

    due osservazioni del solito insider ..
    Che fra quello che dice l’etilometro e quello che c’è nel sangue ci può essere differenza noi lo sappiamo bene, ma sappiamo addirittura che persone diverse con lo stesso identico tasso alcolemico nel sangue hanno reazioni alla guida totalmente diverse, perchè il fegato non è un muscolo e non si “allena” al bere (come del resto ai farmaci) ma il cervello si!
    Il limite legale perciò dovrebbe essere assolutamente più basso per chi non beve mai, ma come disciplinare la cosa sul piano normativo?
    Del resto gli stessi identici effetti della ebbrezza alcoolica, se non peggio, li danno farmaci, patologie e stati nervosi, ma in una nazione come questa dove sembra che tutti abbiano studiato dai gesuiti, non conta se sei idoneo alla guida ma perchè non lo sei e dato che bere e’ considerato delitto ma essere malati no, se ti ritiro la patente se hai commesso un delitto quando non lo hai commesso è politicamente scorretto “punirti” nello stesso modo.
    Insomma l’aver concepito tutto in termini di delitti e pene ha reso molto sul piano economico ma ora, in una nazione sempre piu’ composta di anzianissimi che pretendono di guidare anche a 90 anni e che votano tutti, ci mette in una vera impasse di ideologia politico normativa.
    Molti poi hanno patologie tali che la condizione di ebbrezza equivalente da patologie la hanno addirittura sempre avuta dal conseguimento del titolo di guida, e le conseguenze si vedono, anche se si fa di tutto per attribuire i singoli incidenti a “distrazione” come disse un ministro dei trasporti.
    A questo punto, con milioni di ebbri da farmaci e/o da patologie che guidano tranquillamente, che gli alcooltest siano un pò farlocchi è un dettaglio.

  • Giulio |

    Semplice. Basta bere a casa propria. Per stare sicuri quando si va al ristorante NON SI BEVE!

  • Paoblog |

    Integro il tutto con un piccolo aneddoto. Ancor prima di uscire dal ristorante, ben sapendo che in ogni caso avremmo fatto il controllo con l’etilometro, la Signora K mi ha detto che stavolta si beccava il “rosso”.
    °
    A quel punto le ho detto che se per rogna uscendo dal locale avessi preso una storta al piede, lei non avrebbe potuto guidare.
    °
    Vero – ha detto – non ci avevo pensato, per cui che fare?
    °
    Semplice, ce ne andiamo per il tempo che serve in riva al Po a guardare il fiume che passa, finchè la situazione torna nella normalità.

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