Io rubo, tu non controlli, l’auto ridiventa “pulita”

C'è da riflettere dietro la banale notizia dell'ennesima banda di ladri d'auto sgominata, stavolta nell'alto Salento. Perché questi signori si procuravano in Germania documenti di auto "pulite" dello stesso modello di quelle che avevano appena rubato in Italia. Quindi, potevano punzonare su queste ultime i numeri di telaio delle prime (che acquistavano presumibilmente a pochi euro, come esemplari incidentati da rottamare), trasferivano le targhe e si presentavano alla Motorizzazione con carta di circolazione tedesca alla mano. Insomma, apparentemente era una normale pratica di nazionalizzazione, cioè di targatura in Italia di un veicolo già usato all'estero. Una pratica frequente, fatta su richiesta di importatori paralleli, di privati che vanno a comprare all'estero o di connazionali che rimpatriano stabilmente portandosi al seguito l'auto che avevano quando vivevano fuori dall'Italia.

La domanda sorge spontanea: come faceva la Motorizzazione a non accorgersi che, in realtà, quelle che stava ritargando erano vetture rubate in Italia e così riciclate? Colpa dell'Europa unita, ma non solo: c'è anche un bel po' di disinvoltura italiana.


Chiariamo subito che stavolta sembra c'entri poco il mancato decollo di Eucaris, la banca dati europea dei veicoli (cui la Motorizzazione è pronta a collegarsi, ma ha ancora difficoltà a estendere il collegamento agli uffici provinciali, quelli che appunto effettuano le nazionalizzazioni): si presume che, interrogandola, vengano fuori solo auto che risultano regolarmente circolanti in Germania e che possono tranquillamente essere importate in Italia (mica si può rintracciare ogni volta l'intestatario tedesco per chiedergli come ha fatto la sua vettura ad arrivare in una qualche provincia italiana, in mano a un italiano).

Il problema vero sembra stia nel fatto che dal 1998, in ossequio al mercato unico europeo, l'Italia ha abolito i controlli fisici (la mitica "visita e prova") ai veicoli da nazionalizzare, se provengono da un altro Stato Ue e non hanno la revisione in scadenza. Peccato: quando il controllo viene effettuato da un tecnico competente e appassionato, è possibile accorgersi che un numero di telaio è stato ripunzonato e quindi avviare indagini approfondite. Se l'Italia lo ripristinasse, è ragionevole prevedere che non rischi alcuna procedura d'infrazione da parte della Ue: la Corte di giustizia ha già riconosciuto la legittimità della prassi olandese, che non sottopone il veicolo d'importazione a un controllo tecnico, ma ne prevede un semplice esame visivo per verificarne l'esistenza, l'aspetto non danneggiato e il numero di telaio.

Sfruttando l'assenza di verifiche a vista, si possono anche frodare le assicurazioni: è già accaduto più volte che qualcuno comprasse le solite auto incidentate (in Germania, avendo molti la kasko, è più frequente che il proprietario se ne disfi, non tentando nemmeno la riparazione, che peraltro lì costa mediamente più che da noi) e le nazionalizzasse. Operazione del tutto virtuale, resa possibile dal fatto che gli uffici italiani devono solo guardare le carte. Poi, guardacaso, nel giro di qualche settimana si denuncia il furto e l'assicurazione paga. In qualche caso ci si è accorti dell'inghippo esaminando le fatture incluse nei documenti presentati per la nazionalizzazione: a qualche funzionario o impiegato di buona volontà è saltato all'occhio il fatto che fior di Audi, Bmw eccetera fossero state pagate poche migliaia di euro, cifra compatibile solo con un rottame.

Spiace che la Motorizzazione abbia precipitosamente adottato una prassi un po' troppo liberalizzatrice. E spiace il fatto che non sia la prima volta: il 3 marzo dell'anno scorso, per esempio, con una circolare ha consentito la riammissione in circolazione di veicoli "storici" precedentemente radiati (e fin qui tutto bene), anche quando "miracolosamente" rispuntano fuori targhe e documenti originali: è risaputo che la gente, al momento della radiazione, sporge false denunce di smarrimento per poterseli conservare e quindi la Motorizzazione avrebbe dovuto se non altro porsi il problema di far fare all'interessato un'ulteriore denuncia per verbalizzare il "miracoloso ritrovamento", prendendosi così ogni responsabilità nel caso l'inghippo si scopra in futuro. Meglio ancora sarebbe prevedere che il Poligrafico o chi per esso possta ristampare le targhe e i documenti originali (gli stampi dovrebbero ancora essere conservati da qualche parte, no?), magari facendoli pagare un bel po': si sa che spesso i collezionisti non badano a spese, il che per uno Stato dai conti disastrati non è certo una maledizione…

  • marco |

    Da “insider” una considerazione: la visita e prova è stata completamente abolita senza neanche “l’espediente olandese” perchè il personale è letteralmente in via di estinzione ed oltetutto per fare quel lavoro va skillato pesantemente, bisogna essere competenti ed onesti, altrimenti con gli stipendi attuali ti si compra con niente.
    Tra l’altro la “visita” all’olandese crea situazioni assurde proprio quando il funzionario competente ed onesto si accorge che la vettura è una incidentata malriparata, ma è giuridicamente dubbio che possa intervenire dovendo in quella sede verificare appunto solo la corrispondenza amministrativa.
    A spericolarsi in questo campo si rischiano cause costosissime, a carico, notate bene, del funzionario, perchè l’Amministrazione se ne tira fuori.
    A questo punto meglio che la vettura non la si veda proprio….

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