Stanno diminuendo i veicoli sequestrati (per la successiva confisca) a chi si fa beccare positivo alla droga o con tasso alcolemico superiore a 1,5 grammi/litro. Lo scrivo sul Sole-24 Ore di oggi, attribuendolo soprattutto all'effetto deterrente della sanzione stessa e dell'aumento dei controlli. La tendenza sembra ormai costante: dal picco del 2009 (primo anno pieno di applicazione della confisca, in vigore dal 27 maggio 2008), si è scesi sia nel 2010 sia nel primo trimestre di quest'anno (anche se in questo caso può influire un po' di stagionalità). E in futuro i dati potrebbero diminuire ancora: questi sono solo i sequestri e non tutti si trasformano in confisca quando arriva la condanna definitiva del trasgressore (ricordo sempre che stiamo parlando di infrazioni stradali che sono reato penale). Infatti, oltre all'ovvia percentuale di assoluzioni sempre possibili, si manifesteranno gli effetti del lavoro di pubblica utilità, opzione offerta dalla riforma del Codice e che consente di evitare la confisca al condannato che lo presta.
Scrivo che ciò accadrà solo in futuro non solo perché la novità risale solo allo scorso agosto e da allora le condanne diventate definitive sono ancora poche: c'è pure il fatto che il lavoro di pubblica utilità si può prestare solo dove è già stata stipulata una convenzione tra il Comune e il soggetto in seno al quale la prestazione può avvenire.
Lo scorso autunno, alla firma delle prime convenzioni, pareva si stessero attrezzando un po' tutti. Poi se n'è parlato molto meno, segno che ci si è un po' fermati. Qualcun altro, invece, ha continuato a darsi da fare sfidando le difficoltà del caso ed è arrivato al risultato: è successo l'altro ieri a Castelbolognese (Ravenna).
Va comunque detto che, per quanto difficile, la procedura è senz'altro migliore di quella introdotta per breve tempo dal decreto Bianchi dell'agosto 2007 (Dl 117/07): lì si trattava di prestare servizio in strutture di carattere ospedaliero. Un buon modo perché i trasgressori prendessero coscienza delle conseguenze di ciò che fanno, ma un intralcio a un'attività delicata e svolta spesso già in condizioni critiche. Così si decise di stendere un velo. Il lavoro di pubblica utilità, invece, è ben più fattibile: pulire i giardini, per esempio, è una cosa alla portata di tutti i o quasi e non intralcia nessuno.