Tema: come evitare abusi nell'esportazione e nella rottamazione di veicoli, che possono tradursi in riciclaggio di mezzi rubati o di parti non più lecitamente commerciabili perché pericolose per la sicurezza e/o l'ambiente. Svolgimento: perfezionare e automatizzare al massimo livello le procedure di annullamento delle carte di circolazione di questi veicoli, in modo che l'autorità dello Stato estero in cui viene tentato il riciclaggio possa sempre accorgersi dell'inghippo (cosa che finora non sempre è accaduta e che ha provocato varie richieste di chiarimenti alle autorità italiane).
Le nuove misure sono contenute in una circolare (prot. n. 9866) emanata dalla Motorizzazione un mese fa, il 25 marzo. Un provvedimento che non solo migliora l'applicazione della direttiva europea 1999/37 (che, quando c'è da immatricolare un veicolo già targato in un altro Paese Ue, prevede l'obbligo presentare la vecchia carta di circolazione originale, che per questo al momento della radiazione dallo Stato di origine viene annullata e restituita all'interessato), ma consente anche di onorare l'adesione dell'Italia al Trattato di Prum del 2005 sulla cooperazione transfrontaliera nelle indagini e sull'ordine pubblico. Musica per le orecchie di un'Europa che proprio in quei giorni, per uno scherzo del destino, ci metteva sul "banco degli imputati" per non saper frenare il flusso di migranti dalla Tunisia.
Ma c'è una nota stonata: quella circolare era della sola Motorizzazione, mentre com'è noto l'Italia ha ben due enti pubblici che hanno competenza sulla materia. Infatti c'è pure il Pra dell'Aci, la cui assenza è stata sottolineata proprio nella circolare della Motorizzazione. Ora, aldilà del "rammarico" espresso ufficialmente dalla Motorizzazione per la "mancata intesa" e dell'altrettanto ufficiale motivazione riportata nel documento ("difficoltà di natura tecnica"), chi è pratico di queste cose non può non vedere che – come spesso accade in Italia – il problema vero è un altro. Anzi, è il solito.
Sappiamo che da cinquant'anni Motorizzazione e Pra lottano per la supremazia, visto che hanno competenze fin troppo vicine tra loro. Nella seconda metà degli anni Novanta, poi, questa lotta è diventata per la sopravvivenza: era chiaro che le finanze pubbliche, a lungo andare, non avrebbero potuto permettersi di conservare due enti-doppione e si sarebbe quantomeno dovuto procedere a una razionalizzazione delle strutture esistenti. Ciò minacciava non tanto le posizioni dei tanti piccoli dirigenti, funzionari e impiegati sparsi per l'Italia (nella razionalizzazione, più o meno un impiego glielo si trova sempre), quanto di pochi altissimi manager, che ovviamente hanno sempre avuto interesse a dipingere un quadro a tinte fosche per tutti, in modo da farsi appoggiare dai sindacati interni.
Una delle conseguenze pratiche di tutto ciò è una collaborazione tra Pra e Motorizzazione che – perlomeno a livello centrale – non è mai andata oltre il minimo indispensabile per non beccarsi denunce penali. Il capitolo scritto nell'ultima circolare anti-riciclaggio è solo l'ultimo in ordine di tempo. Eppure avremmo tanto bisogno di una leale e disinteressata collaborazione tra enti. Contro furbi e furbetti sempre più agguerriti e specializzati.