Più tasse sul diesel. Stavolta non è la solita tiritera italiana di quando c'è da puntellare le incerte entrate tributarie con denaro pronta cassa, ma addirittura la proposta della Commissione Ue su quello che dovrebbe essere il futuro assetto della tassazione dei prodotti energetici. Lo scopo è conciliare l'ambiente (e in particolare le emissioni di CO2) con la concorrenza (evitando distorsioni che penalizzino ingiustamente alcuni prodotti, a vantaggio di altri). Ma siamo sicuri che aumentando il carico fiscale sul gasolio si raggiunga lo scopo?
Diciamolo subito: il mondo dell'auto l'ha presa male. Tanto che pure la sua rappresentanza più neutrale rispetto all'industria, cioè la Fia, non ha risparmiato critiche alla proposta. Sulla stessa lunghezza d'onda l'opinione personale di Luca Pascotto, l'italiano che da qualche mese è a Bruxelles proprio alla Fia, a occuparsi di mobilità al massimo livello. In sostanza, l'obiezione maggiore è che non si capisce come mai per tanti anni si siano mantenute condizioni favorevoli allo sviluppo del diesel, indirizzando così su di esso le preferenze di molti. Quei molti che verrebbero traditi da un cambio di rotta e che la Fia, da federazione degli Automobile club, è istituzionalmente portata a difendere.
In linea generale, cambiare rotta non è peccato. Anzi, se valgono ancora la legge della domanda e dell'offerta e altre regolette economico-sociali dello stesso tipo, si può dire che le svolte siano necessarie: a furia di favorire un prodotto, si crea una saturazione, che ne rende più evidenti i difetti. Nel caso del diesel, certamente quello più evidente è l'emissione di particolato (anche se l'auto è solo una delle sue fonti di emissione e in alcune città pesa di più e in altre di meno). Che però nelle Euro 5 di oggi è ormai trascurabile rispetto anche a soli dieci anni fa (Euro 3). Semmai il problema è garantire emissioni il più possibile costanti per tutta la vita di un'auto e qui è una faccenda di qualità della progettazione, dell'assistenza post-vendita e delle revisioni. Se il sovrapprezzo che da anni gli automobilisti pagano per acquistare una diesel viene impiegato per avere sistemi di abbattimento non solo performanti ma anche affidabili nel tempo, penalizzare il gasolio non ha senso. Tutto sta dunque nel capire con ricerche serie qual è lo stato di salute di un bel campione di vetture circolanti e quale può essere quello degli esemplari che le sostituiranno nei prossimi decenni, cioè nell'arco di tempo in cui la direttiva proposta dalla Commissione sarà in vigore.
Quanto alla CO2, è vero che ogni litro di gasolio che brucia ne emette di più rispetto alla benzina, ma è altrettanto incontestabile che – a parità di chilometri percorsi – di litri se ne bruciano meno. Tanto che il bilancio finale è spesso a favore del gasolio.
Obietterete che tutti questi ragionamenti non tengono conto dell'avvento delle auto elettriche e di altri combustibili alternativi come il biogas. Tanto più che quelli fossili potrebbero servire di più per produrre energia nelle centrali, dato che per il nucleare sembrano proprio in arrivo anni bui un po' dappertutto. Avete ragione. Però, proprio se le centrali elettriche useranno più fonti fossili, la convenienza ambientale dell'auto a batterie scenderà. Inoltre, come la stessa Fia ha recentemente rilevato, le potenzialità di questi veicoli non sono ancora ben chiare e non si possono escludere sorprese negative.
Vorrei infine far notare che molto spesso queste cose vengono discusse e decise da esperti e politici nelle massime sedi. Cioè nei palazzi delle capitali, popolati da gente che spesso ha sotto gli occhi solo metropoli. Ma il mondo, quello che con i suoi comportamenti reali fa sorgere i problemi e che è destinatario delle misure decise per risolverli, è molto più vario. Mi vengono in mente, per esempio, gli insegnanti precari del Sud, dove a volte tra un paese e l'altro ci sono cinquanta chilometri di curve e nessuna forma di trasporto pubblico: oggi per raggiungere le loro cattedre "fuori casa" usano auto a gasolio piccole o di seconda mano, domani li faremo viaggiare su auto elettriche che non hanno autonomia sufficiente per garantire il rientro?
Insomma, come per il nucleare, siamo di fronte a una realtà complessa e non ancora sufficientemente indagata. Certamente non è ancora il momento giusto per prendere decisioni, che pure sarebbero urgenti.