Sulla segnaletica c’è una direttiva. Fantasma, però

C'era una volta (2006) una direttiva ministeriale sulla segnaletica. Era la seconda, dopo quella del 2000. Ed era anche più interessante: mentre la prima sostanzialmente si limitava a ribadire cose che chi ha da gestire strade dovrebbe già aver letto nel Codice della strada e nel suo Regolamento di esecuzione, la seconda entrava un po' più nei dettagli di certe pratiche fantasiose e disinvolte. Come il vezzo di dipingere del colore che richiama quello politico della maggioranza al Comune la fascia di asfalto che sta attorno alle strisce pedonali.

La seconda direttiva è tanto interessante che viene utilizzata dagli addetti ai lavori e richiamata dai tecnici del ministero delle Infrastrutture (che l'hanno scritta) per rispondere ai (sempre troppi) quesiti che arrivano da ogni parte d'Italia, anche da non addetti. Però, se cercate un testo ufficiale della direttiva, non lo troverete mai: non è mai stato pubblicato sulla "Gazzetta Ufficiale". Eppure era stato approvato pure in Conferenza unificata. Che cosa è successo poi?


Ufficialmente, si è ancora in attesa di coordinarla con le sopravvenute modifiche al Codice della strada, come spiegò il Governo Prodi nel 2007 rispondendo a un'interrogazione dell'allora opposizione. Ma poi, guardando bene personaggi ed interpreti, emerge una realtà diversa.

L'interrogante dell'epoca era Mario Tassone, che nella precedente legislatura era viceministro proprio alle Infrastrutture, regnante Pietro Lunardi. Con l'effimera vittoria del centrosinistra del 2006, la poltrona passò al comunista Alessandro Bianchi, che non si distinse per solerzia nel mandare avanti le cose fatte nel periodo del suo predecessore. Eppure in questo caso siamo di fronte a un testo puramente tecnico, scritto da tecnici di fascia "bassa". Quindi persone non nominate dalla politica, che stanno al loro posto da lustri o decenni e quindi sono poco sensibili alle ragioni della politica, che comunque prende le decisioni finali secondo le sue logiche.

Non stupirebbe se fosse andata così anche nel caso della seconda direttiva sulla segnaletica.