Onestamente, non so proprio se sia proprio giuridicamente fondata la condanna per omicidio volontario inflitta in primo grado ai dirigenti della Thyssen Krupp. Fatto sta che per arrivarci si è usata la figura del dolo eventuale ("non voglio uccidere proprio te, però provo a sparare nel mucchio e vediamo che succede"), la stessa che da anni s'invoca per gli incidenti stradali più gravi che più impressionano i giornalisti e la gente (come quelli causati da chi corre tanto in luoghi affollati, magari sotto l'effetto di alcol e/o droghe). E infatti non a caso la Fondazione Luigi Guccione (Flg) ha appena diramato un comunicato di questo tenore (Scarica Sentenza dolo tissen).
Ribadisco che su queste cose ci vogliono cautela e ponderazione, quindi non sposo alcuna tesi. Però vi faccio notare un passaggio interessante del comunicato: quello in cui si chiedono indagini meticolose.
Pare infatti che il processo Thyssen si sia basato su prove ricercate con molto scrupolo. Considerando la gravità dell'accaduto e il trauma che causò nell'opinione pubblica, questo è il meno che si potesse fare. Ma che fare nel caso di un incidente stradale, che non arriva quasi mai a suscitare livelli simili di allarme sociale e accade in un luogo che non si può sigillare giorni o mesi per raccogliere, anzi va sgomberato al più presto perché occorre riaprire al traffico? Senza contare che non abbiamo certo squadre di pronto intervento dedicate alle rilevazioni, ma solo agenti che in poco tempo devono coordinare i soccorsi, deviare il traffico, effettuare le rilevazioni e riaprire.
La Flg ricorda che di recente questi problemi sono stati sollevato a livello mondiale dalle associazioni delle vittime della strada, alla loro convention di Washington, sollecitando gli Stati membri di Onu e Oms a dotarsi di leggi più efficaci. Basterà?