I soldi dei clienti sono finiti. La Rc auto? Meglio farla falsa

Tira una brutta aria nel mondo della Rc auto. Ma davvero brutta: il settore è sempre stato turbolento, anche da prima della liberalizzazione del 1994, che molti ricordano come l'inizio dei rincari su cui periodicamente si polemizza. Però adesso la sensazione è che non basti cavarsela più con le solite polemiche ad uso mediatico tra compagnie assicuratrici, associazioni di consumatori e Isvap. Perché c'è una novità importante: con la crisi economica, i soldi dei clienti stanno finendo. Quindi sono sempre di più le persone che "risolvono" il problema-assicurazione non assicurandosi.

Finora, invece, le cose funzionavano così: ci si scambiava accuse giusto per lasciar passare la buriana momentanea, nella certezza che poi tanto le inefficienze si sarebbero scaricate sui consumatori, poco inclini a spaccarsi la testa nel cercare una nuova compagnia e obbligati a stipulare una copertura, quale che fosse la tariffa. Così per decenni si è lasciato che la Rc auto diventasse una sorta di ammortizzatore sociale per sfaccendati o criminali che campano di truffe assicurative e professionisti del diritto e dell'infortunistica che l'Italia ha allevato in numero superiore rispetto a quella che sarebbe stata la normale richiesta di mercato in un Paese civile. Di fronte a una prassi che assume significati del genere, inutile fare i paladini e denunciare: si resterebbe isolati. Visto che nessuno ha pensato seriamente di unire le denunce, tutti gli attori avevano instaurato un regime di tacita acquiescenza, aldilà di qualche botto mediatico. Un regime rotto ora dal fatto che, appunto, i soldi dei clienti sono finiti.

Questo è il succo, scritto in termini più espliciti, dell'analisi che abbiamo fatto sul Sole-24 Ore di oggi (è la copertina della sezione Affari privati) io e Rossella Cadeo.


Ovviamente non ci sono cifre ufficiali a suffragio della mia sensazione: l'evasione dell'obbligo assicurativo è un fenomeno sommerso. Altrettanto ovviamente, non è serio costruirsi una convinzione solo in base a qualche aneddoto che si sente in giro. Io però di storie (di polizze non stipulate del tutto, false o rifiutate dalle stesse compagnie anche a clienti storici dal curriculum immacolato) al Sud faccio sempre meno fatica a raccoglierne. Non solo: basta guardare in faccia qualche dirigente delle forze dell'ordine per leggere tutta la preoccupazione per un fenomeno che ha conseguenze sociali potenzialmente devastanti: danneggiati non risarciti oppure risarciti solo dal Fondo di garanzia, che l'anno prossimo potrebbe andare in difficoltà e richiederci maggiori contributi (che paghiamo sulle polizze e vanno a sommarsi a una pressione fiscale che col federalismo rischia di arrivare al 26,5% dall'attuale 23%).

Ecco perché oggi escono tutti allo scoperto: agenti, carrozzieri, media dirigenza delle compagnie. Tutti a denunciare il degrado e a proporre le loro ricette, come leggete in estrema sintesi sul Sole-24 Ore di oggi. Troppo tardi per rimediare?

  • Eriberto |

    E scaricare il costo sul prezzo della benzina? In pratica se circolo sono assicurato se sto fermo, che necessità c’è di pagare a vuoto?… E poi, sulla benzina, un euro in più o un euro in meno, a noi italiani cosa importa?
    [risponde Maurizio Caprino] Ma la benzina non la vendono gli assicuratori né le compagnie petrolifere vendono polizze. E la Rc auto, pur obbligatoria, non è una tassa come le accise sui prodotti petroliferi, bensì una copertura assicurativa, per cui è soggetta a tutte le regole tecniche dettate per la solidità delle assicurazioni. Quindi, per esempio, deve dare un incasso premi ragionevolmente prevedibile e perequato.

  • Antonio |

    A me succede gentili Signori che sono piu’ di 15 anni che sono con la compagnia di ssicurazione zurich in Milano,non avendo mai fatto incidenti, avevo la classe di merito con bonus malus
    di 5 classi sotto la prima, come autovettura, dall’ottore del 2008 cambio l’auto con una nuova,immatricolata autocarro,preciso che sono pensionato che non ho partita iva, e non usufruisco di agevolazioni fiscali, per di piu’ pago anche il bollo per intero, e mi sono trovato con l’assicurazione in 14 esima classe solo perche’ era immatricolata autcarro, ditemi voi se tutto questo e giusto, per me come guidavo prima come autovettura,guido adesso l’auto come autocarro, potete dirmi se nel dcreto bersani tutto e lecito? E giusto secondo voi che mi cambiano di classe da sotto la prima, alla 14esima, solo perche’ ho cambiato l’auto con una nuova, da autovettura, a autocarro che e nata di fabbrica come autocarro, si tratta della great wall, hover. grazie x l’attenzione se vogliate rispondermi in merito, distinti saluti, Antonio ”
    [risponde Maurizio Caprino] Purtroppo è tutto lecito ed è un “regalo” dell’Europa: la direttiva 98/14 sui tipi di carrozzeria impone di immatricolare le pick-up come autocarri e non più come autovetture. Una semplice norma di “incasellamento burocratico”, chepoi ha ripercussioni (evidentemente non volute né studiate) in campo assicurativo. Qualcuno potrebbe sostenere che il pick-up, avendo meccanica meno sofisticata rispetto a una vettura ed essendo più pesante, va guidata con più cautela; tutto vero, ma vale anche per certe fuoristrada “dure e pure”, che invece possono essere classificate come vettura.

  • Roberto Pedrocchi |

    Anch’io sono per l’assicurazione personale, un’automobilista, una patente, una targa. Bersani (da bravo comunista) si è inventato che uno guida bene solo perchè abita nella stessa casa di un’altro che guida bene .. e noi paghiamo.
    Adesso dicono che è sbagliato far pagare meno le donne (è razzismo al contrario).
    In realtà c’è un solo modo per abbassare le tariffe è che ogniuno sia responsabile della tariffa che si merita, quindi classificazione spinta all’estremo.
    Ciao
    [risponde Maurizio Caprino] In assicurazione gli estremi sono relativi: vanno sempre conciliati col principio della mutualità.

  • Maurizio |

    Ciao Mauri, sono parzialmente in disaccordo.
    E’ vero che la Bersani ha fatto entrare in 1a anche ragazzi ventenni, tuttavia ci sono compagnie come quella che assicura 2 mie auto alla quale non importa nulla chi guida, perciò, nella sostanza, quando mio figlio con 16 mesi di patente guida la mia auto per la compagnia non fa differenza alcuna rispetto a quando la guido io, fatti salvi ovviamente gli obblighi e le limitazioni di Legge vigenti per i neopatentati che, se non rispettati, potrebbero far scattare diritto di rivalsa.
    Se le compagnie volessero, sarebbero in grado di confezionarti una RC ad hoc.
    Un esempio: io ho stipulato nel 2007 una convenientissima RC sulla mia moto ( 750 cc ); la polizza era “ritagliata” su misura per me, potevo guidare solo io il mezzo e tante altre clausole che mi limavano il premio alla ridicola cifra ( iniziale ) di soli 127 Euro !!!!!
    Da urlo per una maxi.
    Oggi pago la “bellezza” di 180, sempre una inezia rispetto ai 212 che versavo per il 50 di mio figlio, tuttavia, se faccio oggi la simulazione on-line della mia polizza viene una cifra assolutamente superiore.
    Evidentemente devono essersi accorti che ci sono un sacco di persone per bene e accorte alla guida, e ciò pesava sugli introiti.
    Questo mi fa dedurre che se le compagnie facessero pagare in base al soggetto assicurato, perderebbero un mucchio di quattrini, forse addirittura rischierebbero di finire in saldo negativo !
    Ma almeno una via di mezzo ragionevole ci dovrà pur essere…..ci si sente sfregiati ( oltre che fregati nel portafoglio ) a dover pagare sempre palate di soldi per tutte le malefatte di chi non ha rispetto per niente e nessuno !!!!
    CIAO !!!!
    Maurizio
    [risponde Maurizio Caprino] …oppure si sono accorti che un po’ troppa gente barava nel dichiarare le proprie caratteristiche che pesano sul profilo di rischio. Certo, si può dire che in questi casi può scattare tutto l’arsenale previsto dal Codice in caso di aggravamento non dichiarato del rischio, però non dimentichiamoci che per le compagnie recuperare i soldi dall’assicurato in mala fede non è una passeggiata. Che poi è lo stesso motivo per il quale la franchigia non viene ben vista dalle compagnie.

  • giovanni81 |

    Secondo le statistiche congiunte ACI – ISTAT, nell’anno 2008 si sono verificati i seguenti sinistri, nelle province di Milano e Napoli:
    Provincia di Milano
    Incidenti 23.894 Morti 202 Feriti 32.084
    Provincia di Napoli
    Incidenti 6.064 Morti 130 feriti 8.778 I numerosi grafici della statistica completa che il rischio per le assicurazioni è molto più alto nella provincia lombarda che in quella campana. E allora quale giustificazione a tariffe triple per Napoli rispetto a quelle di Milano? L’alta percentuale di “falsi” incidenti, pari all’11,5% a Napoli. Si, avete capito bene, anche nel sito dell’Ania si parla di percentuali, mai di numeri assoluti . E come si calcola il premio, cioè il prezzo pagato dagli automobilisti? “Rappresenta l’insieme dei costi sostenuti dall’assicurazione per l’acquisizione e l’amministrazione del contratto, comprese le spese per la gestione dei sinistri (spese di gestione e pagamento delle provvigioni).Il caricamento sommato al premio puro determina il premio di tariffa al netto degli oneri fiscali e parafiscali” (da RCA assicura.com). Tradotto: in base al numero di sinistri effettivamente rimborsati, non in base alle percentuali di “falsi”incidenti. E allora? Gradiremmo una risposta, corredata da dati e tabelle, da Ania ed ISVAP
    a voi l’idea della “stranezza”.
    [risponde Maurizio Caprino] Un momento: i dati Aci-Istat riguardano solo gli incidenti su cui sono intervenute le forze dell’ordine, cioè una minoranza. I dati Ania e Isvap, invece, danno conto della marea di pratiche che si aprono anche per sinistri banalissimi.

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