Le norme c'entrano poco: sulle strisce pedonali, tutto sta nel rapporto, anche inconscio, che s'instaura tra pedone e guidatore. Lo chiamano "scambio comportamentale" e prescinde dall'indisciplina e dalla distrazione che pure tra i pedoni abbondano: chi è a piedi cerca un'interazione col conducente, per capire se ha intenzione di lasciarlo passare. Succede persino in Svizzera, dove gli psicologi della Cattolica di Milano hanno fatto ricerche comparative rispetto alla Lombardia. Dunque, non c'entrano nulla né la proverbiale attenzione alle regole sempre mostrata dagli svizzeri (almeno a casa loro) né la nuova, draconiana norma italiana che impone a chi guida di fermarsi anche in presenza di pedoni che "si accingono ad attraversare" sulle strisce.
A parte, questa riflessione immediata, Maria Rita Ciceri (la docente della Cattolica che sabato ha illustrato i risultati della ricerca ad Arcore, in un convegno di cui nei prossimi giorni vi darò altri bei flash) ha confermato che un pedone sulle strisce può risultare invisibile anche a un guidatore non distratto: scherzi dell'ottica, che in certi casi ritarda la percezione (altro ottimo motivo per cui per cui in città è bene andare piano).
Questo implica anche che il pedone stia attento e che quindi cerchi effettivamente l'interazione col guidatore anziché quella con telefonino, I-pad, I-pod e quant'altro. Anche se attraversa sulle strisce. E persino se non sente alcun rumore di veicolo in avvicinamento: possono esserci bici, mezzi elettrici o pure con motore a scoppio ma con rumore coperto dall'ambiente circostante. Quindi, prima di attraversare, attenzione a guardare sempre bene (girando la testa e non solo la coda dell'occhio, ve lo dimostrerò con un filmato tra qualche giorno). Guai a fidarsi delle orecchie e delle strisce.