Fuori c'è la nebbia, dentro ci sono giornali e computer su cui impazza la pubblicità della Volkswagen Passat "Sempre un'idea avanti", che promette tanta tecnologia per la sicurezza. E siamo reduci dal gran battage sulla frenata automatica delle Volvo S60-V60, mentre il cruise control attivo sta per sbarcare sulle medie, con la nuova Ford Focus (a proposito: perché non anche sulle recentissime C-Max, basate sulla stessa piattaforma?). Quindi la domanda sorge spontanea: tutti questi dispositivi servono a sconfiggere la nebbia? La risposta è desolante: no. Magari qualcuno aiuta un po', ma non c'è da contarci. Ecco perché.
Cominciamo dai "semplici" sistemi di frenata automatica. Sono basati su una telecamera messa dietro al parabrezza, che sostanzialmente vede quello che riesce a vedere il nostro occhio o poco più. Dunque, nella nebbia hanno più o meno gli stessi problemi che abbiamo noi. La loro principale utilità sta nell'accorgersi di qualcosa che in teoria potremmo vedere anche noi ma ci sfugge perché in quel momento siamo distratti o stiamo concentrando lo sguardo su un altro punto.
La frenata automatica si può avere anche su un'auto senza la telecamera: anche i sistemi Acc (cruise control attivo) agiscono sui freni e qualcuno (se abbinato al cambio automatico) arriva anche al completo arresto della vettura. Come fanno ad accorgersi dell'ostacolo? Hanno un radar. Il che vuol dire che sono in grado di rilevare solo le masse metalliche di una certa consistenza (difficilmente "vedono" le bici, mentre con le moto possono essere efficaci) e che possono avere problemi con la nebbia (le onde radar possono rifrangersi sulle tante goccioline che la compongono, falsando la percezione).
Non ci resta che esplorare i sistemi di visione notturna, presenti solo come optional su modelli di gran pregio e prezzo corrispondente. Sono basati su telecamere in grado di rilevare i raggi infrarossi, operazione che diventa anch'essa difficile con la nebbia.
Esaurite le tecnologie presenti a bordo del veicolo, si può anche pensare a qualcosa che ci guidi da bordo strada, analogamente a quello che succede con gli aerei per l'atterraggio strumentale (Ils). Teoricamente, spendendo cifre folli per attrezzare almeno le strade principali, si potrebbe. Oppure ci si potrebbe affidare al sistema Sartre, che prevede in autostrada la formazione di convogli di veicoli i cui conducenti delegano la guida al primo della fila, che è un professionista. Ma la strada non è la pista di un aeroporto o lo spazio che le sta attorno: ci si trovano anche pedoni, ciclisti, animali e pure altri veicoli che si muovono in modo imprevedibile (mentre invece normalmente gli aerei eseguono gli ordini dei controllori di volo e sono da essi costantemente monitorati, anche se la tragedia di Linate di cui a ottobre ricorreranno i dieci anni dimostra che rischi ce ne sono pure in pista).
E allora non ci resta che affidarci alle "tecnologie" più antiche: i nostri occhi, tenendo presente che occorre integrarli con la prudenza che nasce dal cervello e con pause frequenti (guidare a lungo nella nebbia fa perdere del tutto il senso delle posizione e della velocità, per cui un po' d'importanza possono assumerla i rilevatori di stanchezza, altri dispositivi che si stanno cominciando ad affacciare, proprio sui modelli citati sopra). E riscopriamo i fari fendinebbia: oggi che molte auto ce li hanno di serie, magari non ci ricordiamo neanche più di averli. Ricordiamoci comunque che praticamente servono davvero solo quando la nebbia è tanto fitta da rendere necessario spegnere gli anabbaglianti per evitare di essere abbagliati dalla loro luce riflessa.