Vent'anni per aggiungere sei parole semplici semplici, ma che possono salvare la vita. Queste paroline sono "anche per chi è seduto dietro" e finalmente ieri le ho ascoltate nel nuovo spot radiofonico della campagna istituzionale per la sicurezza fatta dal ministero delle Infrastrutture. Anche nella versione televisiva il particolare è ben evidenziato dalla mimica di Gigi Proietti, testimonial gratuito. Sei paroline che non sarebbe costato nulla aggiungere sin dal 1990, quando entrò in vigore l'obbligo di allacciarsi anche per i passeggeri posteriori. Sei paroline che invece è costato milioni e milioni omettere, perché in questo ventennio la maggioranza degli italiani nemmeno sapeva dell'obbligo e in centinaia sono morti sbalzati fuori dall'abitacolo, schiacciati contro sedili o parabrezza oppure, se passeggeri anteriori, travolti da chi sedeva dietro, il tutto con costi sociali altissimi e ignorati.
Che dire adesso? Meglio tardi che mai. E speriamo che sia il primo passo per quella "riscossa" delle cinture che anche SicurAUTO si augura nel commentare questa notizia. Sotto questo aspetto, però, sarei poco ottimista: giusto dopodomani sul Sole-24 Ore darò conto della storia di un medico del lavoro che dal 2003 scrive invano a ministero dell'Interno, Prefettura di Verona e comandi locali, segnalando che i tanti uomini delle forze dell'ordine che non usano le cinture violano non solo il Codice della strada, ma anche le norme di sicurezza sul lavoro, facendo male a se stessi e causando altri costi sociali. Quelle poche volte che gli hanno risposto, all'atto pratico non è cambiato nulla. Nemmeno in una realtà relativamente piccola e controllabile come quella veronese. Con queste premesse, come pretendiamo di far applicare l'ennesima, ultima circolare nazionale con cui il Viminale il 22 dicembre scorso ha ribadito l'obbligo?
P.S.: anche lo spot di Proietti dimostra che in Italia per le campagne istituzionali si continua a preferire uno stile tra lo spiritoso e il rassicurante, evitando i toni forti e talvolta anche cruenti che si vedono all'estero. Un esperto che ha inventato una campagna premiata (all'estero, appunto) ha definito "oratoriale" questo stile, aggiungendo che "male non fa". Si capisce che lui avrebbe in mente ben altro. Tanto che il suo spot premiato, forte senza essere cruento, è tutto giocato su una mamma e una figlia che abbracciano da dietro la schiena un maschio, suggerendo l'idea che quelle loro braccia siano una sorta di cintura di sicurezza e che, se lui non l'allacciasse, quel marito-papà sfuggirebbe per sempre all'abbraccio dei suoi cari.