Bere sei bicchieri e trovare un etilometro che ti dice pure che puoi guidare. Il sogno di molti, che è diventato realtà, a quanto ha scritto "La Repubblica". Un articolo criticatissimo, perché diseducativo e scientificamente inesatto. Ma c'è di più. Sorvolando sul fatto che l'autore è un noto giornalista enogastronomico (avete mai visto uno che campa di una cosa invitare pubblicamente tutti a farne a meno? siamo seri) e che c'è più di un dubbio sull'attendibilità degli etilometri, dobbiamo metterci in testa che anche un goccio di alcol può fare la differenza tra un incidente e un semplice spavento finito bene.
Se ancora non ci credete, aprite "Quattroruote" di gennaio a pagina 198: troverete un servizio con una serie di test sul "City Safety" delle nuove Volvo S60 e V60, un dispositivo che con telecamera e laser "legge" la strada per capire se il veicolo che ci sta davanti è fermo o troppo lento e vi avvisa. Se voi non reagite subito, pensa lui a frenare. Dai test di "Quattroruote" (non esaustivi ma molto migliori rispetto al folclore fatto l'estate scorsa) si vede chiaramente che la differenza tra un urto e una frenata ben riuscita è questione di un chilometro all'ora in più o in meno e di un centesimo di secondo in più o in meno nel tempo di reazione. Sono le stesse cose che s'imparano negli esercizi ai corsi di guida sicura: una manovra di emergenza iniziata un attimo prima ha successo, mezzo secondo dopo è già troppo tardi.
Bene. Ora pensate che il "City Safety" è un sistema basato sull'elettronica, quindi può avere tanti problemi ma non quello dell'alcol. E riflettete sul fatto che ai corsi di guida sicura si è tutti perfettamente sobri. Infine, ricordate che l'alcol ritarda il tempo di reazione anche in chi lo sopporta meglio: poche frazioni di secondo, certo, ma come abbiamo appena visto possono già bastare. E allora che senso ha continuare a discutere di test dell'etilometro e probabilità di essere sanzionati?