Da quasi due mesi è possibile potenziare i freni della propria auto senza chiedere il nulla osta al costruttore. Questa è la prima fase della mini-liberalizzazione del tuning, introdotta nel Codice della strada un anno e mezzo fa: la nuova norma subordina la possibilità di non chiedere il nulla osta all'emanazione di decreti ministeriali che fissino le opportune cautele da osservare per ciascun sistema da modificare nel veicolo e sinora l'unico decreto esistente (appunto da due mesi) riguarda l'impianto frenante.
I maligni dicono che sia sia cominciato proprio dai freni perché da quel settore sarebbero venute le pressioni più forti sulla Motorizzazione. Ma non credo sia questo l'aspetto più interessante della vicenda. Piuttosto, occorre ricordare che l'anno scorso alla liberalizzazione non si erano opposte granché nemmeno le case automobilistiche, che in teoria ci avrebbero perso (i nulla osta si pagano e ciascuna casa può fare il prezzo che ritiene). All'epoca mi spiegai questo atteggiamento col fatto che, in caso d'incidente, sarebbe forse stato più facile addossare la responsabilità al cliente che modifica l'auto senza il nulla osta. Ma adesso scopro che tra i tecnici delle case c'è invece preoccupazione: non c'è molta fiducia nel nuovo sistema liberalizzato, nonostante questo primo decreto ministeriale sembri abbastanza rigoroso. Così si teme che gli incidenti dovuti a cause meccaniche possano aumentare e che i giudici chiamino comunque in causa le case, cui spetterà l'onere di discolparsi.
A pensarci bene, non è un'ipotesi peregrina. D'altra parte, è pure giusto così: le case sono i soggetti che più facilmente possono effettuare le perizie che servono per avere ragione. Fanno valere continuamente questa superiorità nei confronti dei clienti che lamentano difetti, per cui – almeno in linea di principio – non è sbagliato che ora "paghino" questa superiorità sotto un altro profilo.