Scordiamoci di vedere applicate da subito le nuove regole stabilite dalla riforma per la messa in sicurezza delle strade. Non solo perché gli interventi nei tratti più pericolosi sono imposti (dall'articolo 48 della riforma) solo "senza nuovi o maggiori per la finanza pubblica" e quindi saranno alla portata delle sole concessionarie autostradali (che però avranno meno bisogno di farne, avendo già una rete generalmente adeguata) e in parte dell'Anas (grazie ai nuovi pedaggi istituiti dalla manovra economica). Ma anche perché non ci sono risorse nemmeno per vigilare adeguatamente: Oscar Fioriolli, direttore centrale delle specialità della Polizia (a lui fa riferimento la Stradale) ha anticipato che si comincerà sedendosi attorno a un tavolo con i gestori, chiedendo loro di intervenire al meglio possibile sui punti più pericolosi.
Dunque, non sono in programma iniziative specifiche come per esempio la formazione di pattuglie con competenze specifiche per rilevare le irregolarità della strada, chiesta da Confindustria-Finco il mese scorso con una lettera al sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano. E rischia di restare lettera morta anche l'inasprimento delle sanzioni (da 78 a 389 euro) per i privati che fanno pasticci con la segnaletica (per esempio, ristoratori e commercianti che mettono cartelli abusivi per indicare dov'è il loro locale).
L'altra parte, è così: se non ci sono uomini e mezzi per fare tutto, occorre selezionare gli obiettivi. E si è preferito puntare sulla formazione di squadre di agenti esperti nei controlli al traffico pesante e nell'educazione dei giovani. Sono priorità abbastanza in linea con quelle indicate dalla Ue, che anche nel suo ultimo documento d'indirizzo per il prossimo decennio (quello in cui fissa l'obiettivo di un ulteriore dimezzamento delle vittime entro il 2020) mette l'accento soprattutto sui comportamenti umani.