Sono passato col rosso

Ebbene sì, è capitato anche a me. Dopo aver confutato per anni le tesi di chi sostiene che i rilevatori di passaggio ai semafori sono una truffa perché puniscono cittadini che vengono solo colti alla sprovvista dal rosso, sono stato sorpreso anch'io da questa luce e quando me ne sono accorto era troppo tardi per rimediare. Ora, a Bari i rilevatori non ci sono e quindi probabilmente il mio errore non porterà alcuna sanzione. Ma immagino i commenti delle persone con cui mi sono sempre confrontato, anche in modo acceso, sul fatto che un giallo di quattro secondi sia sufficiente oppure no. Quindi mi aspetto conseguenze moralmente più pesanti di una multa.

Eppure non cambio idea. Perché il mio errore è stato causato da una serie di circostanze.

La prima è che avrei anche potuto frenare lo stesso: non mi sarei fermato entro la striscia di arresto, ma sarebbe bastato per restare in un'area dell'incrocio non percorsa da chi aveva il verde. Non ho frenato semplicemente perché avevo un motociclista attaccato al lunotto (e mi pare che francobollata a lui ci fosse persino un'altra auto). Insomma, senza i controlli, nella lotta al coltello che si consuma per strada alle otto del mattino, si passa tranquillamente col rosso pieno. Lo si dà per acquisito.

La seconda ragione è che in quell'incrocio la strada è da matti: appena prima del semaforo cinque corsie confluiscono in tre, subito dopo le stesse tre proseguono disassate rispetto al tratto immediatamente precedente. Se poi consideriamo che sono corsie larghe e che per questo a Bari si usa riempirle con almeno quattro file di veicoli, tutto si complica ancora di più. E non sono quattro file ordinate: ovviamente molti "sgomitano" da una fila all'altra, alla ricerca di qualche centimetro di vantaggio. Per me che solo raramente percorro quella strada con quel tipo di traffico, è stato impossibile tener d'occhio il semaforo.

Infine, c'era luce radente proveniente da dietro, che davvero rendeva quasi invisibile il colore acceso sulla lanterna.

Alla luce di tutto questo, non mi converto e resto a favore dei controlli automatici: i miei compagni di strada erano quasi tutti habituee, per cui sapendo di poter essere multati sarebbero stati meno aggressivi, lasciandomi la possibilità di guardare il semaforo. Ovviamente una grossa mano la darebbe la strada, se fosse progettata con i crismi, con le corsie in asse e ben scalate e delineate. Certo, se ci fosse stato il controllo automatico sarei probabilmente stato multato a causa altrui, come lamentano i contestatori degli apparecchi di rilevazione. Ma io sono comunque una minoranza rispetto alla massa degli indisciplinati frequentatori abituali di quella strada. Mentre le maggiori lamentele sui controlli vengono di solito proprio dai pendolari, che dovrebbero proprio essere i guidatori con più possibilità di vedere e prevedere il semaforo.

  • Lia da Rodi |

    Mi capita solo di tanto in tanto (diciamo ogni 1-2 mesi) di dare uno sguardo allo show degli ex personaggi di Giallo Fastidio. A proposito si continua a non spiegare al popolo dei multati che fine ha fatto Giallo Fastidio, perchè ha chiuso i battenti.
    In effetti ci vuole coraggio, stomaco e tanto tempo (tutte cose che io possiedo in modica quantità) per discettare dalla mattina alla sera su questa storia dei rilevatori semaforici. A parte Caprino che esercita la sua funzione, è lecito chiedersi quali categorie di persone possono dedicare tutto questo tempo ed applicare tutto questo fervore sul tema? A me la risposta sembra ovvia e mi pare di averla data più volte. In ogni caso non può trattarsi di persone che svolgono un lavoro serio/vero perchè poi non avrebbero né tanto ulteriore tempo da spendere né soverchie energie da consumare. Diciamo allora che questi interventi li fanno per mestiere, perchè ci guadagnano, perchè devono ingraziarsi qualcuno che poi può compensarli su altri versanti. Come minimo, per pura brama di apparire in un pur modesto teatrino di provincia.
    Vedo, caro Caprino, che le cose vanno bene fra di voi. Vi lisciate a vicenda come si conviene tra amici veri. Qualche schermaglietta, tanto per far vedere che si dibattono opinioni diverse ed anche perchè ci stanno anche fra persone che si vogliono bene.
    Vedo pure gentile Caprino che lei sistematicamente evita di rispondere alle mie domande, anche a quelle a lei dirette in modo specifico. Facoltà sua: parafrasando un nostro vecchio slogan dico che “il blog è suo e se lo gestisce lei”. D’altra parte lei è un giornalista, sa fare le sue valutazioni, quindi sceglie le argomentazioni che più tornano comode o utili alla causa.
    Tuttavia sia consentito ad una modesta operatrice culturale di provincia di dire la sua su questa forzatura (spiegherò poi perchè è tale) da lei posta del “punto fermo” allorquando ha scritto un commento (mai una risposta!) al mio ultimo intervento del 4-8-2010. Come vede scrivo di rado. Il punto fermo ora, per lei, sarebbe il cattivo funzionamento del T-Red.
    Un punto fermo è un punto fermo, una certezza, un dato di fatto, definitivamente acquisito sul quale non c’è più da discutere.
    E dove lo ha preso lei questo punto fermo, questa certezza?
    1)dall’accusa della procura della repubblica? Se è così siamo alla fine dello stato di diritto (e alla fine dei giornalisti!). Non servono più i processi, non servono i giudici (tali comunque non essendo i magistrati inquirenti), non serve neanche che si sforzino i soliti attizzatori di professione quali i Marcon e i Menegon suoi amici;
    2)dal banco di vendita del Marcon? Ma è di tutta evidenza (tranne per chi non vuol vedere) che il personaggio tratta solo paccottiglia, fango, concime ed affini che notoriamente non sono punti fermi;
    3)dal ministero, attraverso le oscure conoscenze del “cervellotico” (diciamo così) amico Menegon? Tutto sommato non credo.
    L’ipotesi più probabile è la numero 2 ma, come detto, è solo fuffa o peggio.
    E cerco di darmi delle spiegazioni sulla base di quello che mi sono appassionata a ricercare sul web, in particolare proprio dalla logorrea/grafomania del Menegon che mostra di sapere tutto della materia, del Ministero, delle Procure.
    Ebbene, si è partiti dagli appalti truccati (ovviamente da dimostrare), dalle corruzioni e dagli abusi (da dimostrare) dei comandi dei vigili e non ho mai capito cosa c’entrasse l’ing. Arrighetti. Per mesi mi sono arrovellata nelle più estreme supposizioni che potessero giustificare la condanna sommaria da parte dei mestatori Marcon- Menegon ed altri gravitanti in Giallo Fastidio e dintorni. Nulla che si conciliasse con la condanna pronunciata da siffatti giustizieri.
    Infatti non entrandoci per nulla, si è inventata la storia della mancata omologazione che ha appassionato tantissimi nostri esperti. A favore della regolarità dell’omologazione si sono finora pronunciati, oltre ovviamente all’ing. Arrighetti, 2 professori del Politecnico di Milano, il Ministero (2 volte), il Menegon prima maniera, il Tribunale di Milano, il Tribunale di Como, il Tribunale di Modena, il Tribunale di Mantova e non so se altri (aspetto di leggere su Venetoonline del falegname). Contro la regolarità si sono espressi 3 quidam de populo rappresentati da Marcon (zeru tituli), Menegon (ma solo seconda maniera, per opportuna convenienza) e il consulente designato dalla procura di Verona.
    Ora i suonatori di grancassa suonano il tasto del mancato funzionamento, degli errori del T-Red. Il tutto su dati forniti da Marcon e da questi estrapolati in modo scorretto ed interessato dai dati della procura.
    E ora vengo al punto della forzatura riferibile a Caprino: cosa c’azzeccano (a dirla col suo conterroneo Tonino) gli eventuali errori con le truffe/abusi degli appalti e delle notifiche ed altresì con l’omologazione?
    Ma c’è di più. L’argomento è una forzatura perchè sono una subdola e interessata forzatura i dati forniti. Da quello che capisco io, leggendo bene i dati propalati dal Marcon, quegli errori si riferivano ad alcuni apparecchi che, per mancata manutenzione ed altri fattori, erano andati fuori uso. Provi lei Caprino, se le si rompe l’orologio da polso (per qualsiasi motivo) o le viene a mancare la batteria, a verificare se il suo orologio (magari di marca e ben pagato) va bene o segna male il tempo. E ci crede che se lei per una settimana o 2 non si decide a sistemare l’orologio questo darà il 100% di errori nell’orario e addirittura, pensi un po’, sarà in ritardo di giorni sulla data dell’ora atomica. Guarda che cose strane e losche avvengono nel mondo del reale!
    Questi errori quindi sono riferiti agli impianti reclamati come malfunzionanti ed altresì riferiti al periodo di cattivo funzionamento. Per parlare correttamente di percentuali ci si dovrebbe riferire alla totalità degli apparecchi (o almeno ad un gran numero degli stessi) e ad una significativa durata di normale funzionamento con la dovuta manutenzione. E poi non ci sono stati gli appositi organismi di controllo (S.I.T.?) che hanno documentato la percentuale (pare prossima al 100%) di esatte rilevazioni di attraversamento col rosso? Cosa dice Caprino?
    A me sembra di capire, così come avevano capito tanti comuni, che il T-Red è di una precisione e di una completezza (di immagini e di dati) impressionanti e comunque tali da ridicolizzare tutti i concorrenti sul mercato. Il problema è questo Caprino. A volerlo ignorare si fa semplicemente torto all’intelligenza. E si favoriscono inconsapevolmente le manovre di chi tenta di espellere il T-Red dal mercato. I multati, i tempi del giallo, gli appalti più o meno regolari sono solo dei diversivi e sostanzialmente nulla interessano. Rappresentano, a voler essere buonissimi, la pubblicità a costo zero di quelli che, in modo troppo interessato sproloquiano ed anche non disdegnano il fare ricorso al linguaggio di stampo mafioso, fatto di allusioni, di minacce di rivelazioni, di prospettazioni di danni, di nomi, di iniziali, ecc. che per un verso egoisticamente mi tranquillizzano perchè mi identificano con soggetti a me estranei e del tutto sconosciuti ma, al tempo stesso, mi turbano nel vedere come questi soggetti imperversino qualificandosi anche suoi amici.
    A proposito di questi mi fa specie che il Menegon abbia potuto, sul blog da lei gestito, far menzione ed uso della bellissima favola del Collodi. Vede Caprino, è chiarissimo e da tempo che per me il Gatto e la Volpe sono il Menegon ed il Marcon. Ma gli è che io ho dovuto sempre evitare nei mie sporadici interventi di chiamarli col loro nome per il semplice fatto (devo confessarlo) che temevo poi di poter cadere sotto la scure della sua funzione censoria. Quindi ho dovuto autocensurarmi. Mentre il suo amico Menegon ha potuto impunemente appioppare ad altri la sua identità e quella del suo compare Marcon. Come vede una grande furbata, degna appunto degli amici il Gatto e la Volpe.
    La prego Caprino di esprimersi nel merito delle riflessioni da me esposte e di non aprire filoni, quali quelli della foto del rosso/non rosso semaforico o del punto fermo degli errori del T-Red, che servono, per quanto detto, solo ad aumentare la confusione e buoni esclusivamente per chi mesta nel torbido.
    P.S.: un altro amico di codesta bella compagnia, Enrico 1° (primo o 8° ?), parlando di Menegon, lo definisce “il rude falegname, il genio che incute paura”. Personalmente, leggendo ormai da tempo quello che recitano (secondo i vari copioni loro affidati) il Menegon ed il Marcon, ritengo che non possa esistere una sola persona appena normale che arrivi a prendere sul serio due figure così strambalate.
    Lia da Rodi
    [Risponde Maurizio Caprino] Lo ha detto lei stessa: io esercito una funzione. E una funzione si esercita senza badare agli amici né ai nemici, che peraltro non ci sono: vivo a 900 chilometri dai protagonisti di questa storia e quello che ho incontrato di più in vita mia l’ho visto due volte, sempre per ragioni di lavoro. Inoltre, il mio stipendio non dipende da nessuno di costoro né è arrotondato da consulenze sulla materia. Dunque, io esercito una funzione e basta. Quindi non posso accettare insinuazioni sulle mie amicizie, da chiunque vengano.
    Ciò premesso, il punto fermo sta nel fatto che ho visto fotogrammi scattati col giallo o col verde e tabulati con percentuali di accertamenti annullati (per inidoneità delle immagini a dimostrare la sussistenza dell’infrazione) che mi sono sembrate più alte della media fisiologica. Questo non è per nulla in conflitto con quanto ho scritto e ribadito sulla superiorità del T-Red rispetto ai sistemi con fotocamera (dei quali ho chiesto una rivisitazione, alla luce delle nuove tecnologie): semplicemente, non vanno confuse le potenzialità del sistema con il suo funzionamento reale per come è stato sinora. Questo principio l’ho fatto valere nelle mie risposte con le quali frenavo le intemperanze di AMBO le parti. Se qualcuno è in grado di dimostrare che i dati a me mostrati sono fasulli o sono stati da me interpretati o che tanti Comuni hanno adottato i rilevatori semaforici (non solo il T-Red) dopo uno scrupoloso controllo su incidentalità e caratteristiche dell’incrocio, sono qua. Perché farebbe parte della mia funzione darne conto. Idem se qualcuno riuscisse a convincermi che quattro secondi di giallo sono pochi: sono sempre qua. Senza parteggiare per nessuno, se non altro perché non ne ho bisogno.

  • GoldWing98 |

    Infatti (rispondo a Maurizio Caprino); agenti ci vogliono, vanno benissimo in borghese; la gente ai semafori deve sempre avere la “paura” che qualuno lo becchi col rosso; e per far questo vanno benissimo gli agenti in borghese, non certo i sistemi automatici.
    Anche beccarne 2 su 100 sarebbe sufficiente, perchè chi passa al semaforo avrebbe comunque paura di essere uno di quei due.
    Poco giorni fa un ragazzo mi ha accompagnato al meccanico, dove dovevo riprendere la moto: passando da un semaforo della mia città (che non era la sua) mi ha chiesto: “qui ci sono le macchinette?” Gli ho risposto: “non lo so, ma tanto, al semaforo ci si ferma perchè è rosso, non per la multa. E, anche se non ci fossero, sei sicuro che non c’è qualcuno che ti sta controllando?”
    Il ragazzo si è fermato.
    [risponde Maurizio Caprino] Ma perché siamo solo noi italiani a fare storie sui controlli automatici?

  • GoldWing98 |

    Rispondo a Maurizio Caprino “Se si punissero gli altri 99, l’innocente potrebbe viaggiare più tranquillo e prestare più attenzione al semaforo piuttosto che difendersi dagli assalti dei 99 assatanati.”
    Ma gli altri 99 si devono punire non con sistemi automatici, ma con la presenza degli agenti; infatti (a parte le altre considerazioni) lei stesso ha ammesso che chi si accoda non è rilevato, quindi…
    [risponde Maurizio Caprino] Se mettiamo un agente, non becchiamo 99 trasgressori ma giusto un paio. Non c’è proporzione rispetto ai 33 che beccherebbe il più obsoleto dei sistemi automatici. Solo agenti in borghese che non si sa mai dove possono essere sono un deterrente.

  • ENRICO (1°) |

    Non dubito che esistano miriadi di norme, circolari e pareri ministeriali, anche magari datati, nei quali è previsto che venga effettuata un’accurata ed attenta progettazione dell’impianto semaforico e del suo funzionamento, ma chiedo a Caprino ed a Marcon, quali esperti del settore, perchè tra il 2004 ed il 2009, quando l’uso dei rilevatori di infrazioni semaforiche e le problematiche connesse al loro utilizzo hanno raggiunto il massimo livello di guardia, il Ministero “competente”, alle A.C. che gli hanno specificamente chiesto un parere in proposito, si è limitato a rispondere di far riferimento ai tempi di giallo presenti nel CNR 2001 (3,4 e 5 secondi a 50,60 e 70 km/h)? Come si può ora colpevolizzare quelle stesse A.C. che sono quindi state FUORVIANTE dall’Ente “competente”? Rispondete a questo!!
    [risponde Maurizio Caprino] Io posso solo riportare quanto accaduto in mia presenza: a domanda sul tempo di giallo, mi fu risposto che non fu inserito nel Codice né nel Regolamento in quanto può essere legato a ogni singolo progetto.

  • Mario Cuneo |

    In genere i rilevatori di passaggi con il semaforo rosso sono posti in corrispondenza degli incroci più pericolosi e che quindi richiedono più attenzione.
    Per attivare maggiormente l’attenzione dei conducenti ritengo sia opportuno OBBLIGARE i gestori degli impianti presidiati da questi rilevatori di infrazioni ad installare pannelli che conteggiano a ritroso i tempi semaforici in modo che chi sopraggiunge abbia ben presente il tempo residuo che ha a disposizione per attraversare l’incrocio.
    Questi impianti esistono in molte città civili le cui amministrazioni rispettano, e non vessano, i cittadini. E ultimamente ho avuto il piacere di vederli in funzione anche a quasi tutti i semafori della spledida città di Luxor.

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