Avete presente la E45? Ancora prima che diventasse di fatto una camionale (e che quindi fosse rovinata dal continuo transito di mezzi pesanti) era criticata per l'altalena dei limiti di velocità su tratti apparentemente uguali: chi guida non si accorge che variano alcuni dettagli (per esempio, la lunghezza delle corsie di accelerazione o la presenza di strade secondarie su cui mandare bici e trattori), quindi non si spiega perché si debba rallentare da 110 a 90 e alla fine non ci bada più. Bene, lo stesso rischia di accadere se qualche gestore decidesse di alzare il limite a 150 su qualche tratto autostradale.
Infatti, per legge le condizioni per l'innalzamento sono tante (e ricordiamo che la riforma dell'estate scorsa vi ha aggiunto la presenza del Tutor), con l'aggravante che alcune sono addirittura invisibili anche al guidatore più attento: sono il tasso d'incidentalità degli ultimi anni e le condizioni meteo prevalenti, che possono fare la differenza fra due tratti contigui e identici per costruzione. Alla fine, molti farebbero fatica a ricordarsi se nel punto in cui stanno passando siano ammessi i 150 o solo i 130.
Quest'argomentazione, tutt'altro che peregrina, è stata tirata fuori ieri dal direttore della Stradale, Roberto Sgalla, all'incontro annuale con i gestori autostradali. Ed è servita per convincere ancora di più questi ultimi a non prendersi la responsabilità di alzare il limite a 150. Una responsabilità che dal 2002 (cioè da quando la legge consente l'innalzamento) nessuno si è voluto prendere.
A questo punto, vedremo che cosa succederà sulla Brescia-Padova, il cui presidente in agosto aveva annunciato l'intenzione di infrangere il tabù. All'epoca la catalogammo come una questione squisitamente politica (enti locali azionisti della società di gestione), ora sarà interessante capire se e come i tecnici potranno "resistere".