Eccovi una storia che sta facendo rumore e una che invece passa sottotraccia, ma potrebbe scatenare polemiche tra qualche mese. Sono due storie lombarde e la dicono lunga sui controlli di velocità e lo stato delle strade italiane.
La prima è che la Provincia di Milano ha abbassato a 70 all'ora il limite di velocità su molti tratti della superstrada Milano-Meda, già al centro di tante polemiche per la sua conformazione e le sue condizioni. Che, come mi segnala Francesco Matera, ora sono ancora peggiorate: l'asfalto è troppo irregolare e la Provincia, non potendolo rifare tutto ora, ha scaricato la responsabilità sugli utenti che superano i 70 (cioè tutti, perché su una strada larga un italiano è mentalmente incapace di tenere i 70). Lo sa per primo il sindaco di Varedo, uno dei Comuni che ha piazzato una postazione fissa di controllo velocità proprio sulla superstrada: il primo cittadino dice che stanno operando "con saggezza". La stessa saggezza che l'assessore provinciale al ramo chiede agli altri sindaci. Traducendo queste parole soavi su cui non si può non essere d'accordo, vuol dire che il limite a 70 serve solo per non avere responsabilità, che si sa che viene sistematicamente infranto e che si fanno multe a partire – diciamo – dai 90, mentre i 70 restano buoni solo quando si deve contestare l'imprudenza a chi abbia avuto un incidente.
La storia nascosta è quella del nuovo decreto con cui la Prefettura di Lecco ha ampliato l'elenco dei tratti su cui i controlli automatici di velocità sono autorizzati. A quelli già previsti nel luglio 2003, se ne sono aggiunti altri. Che c'è di strano? Mentre nel 2003 si era stati attenti ad escludere espressamente i tratti di statale che ricadevano in centro abitato, stavolta no. Un errore, visto che i controlli automatici sono vietati sulle strade urbane ordinarie. E dire che, rispetto al 2003, oggi le regole che i controllori devono rispettare sono più severe. Tra esse, c'è la direttiva Maroni del 14 luglio 2009, che riassume tutti i paletti messi via via negli anni con semplici pareri ministeriali e quindi dà più forza a questi pareri. Il decreto prefettizio cita nelle sue premesse la direttiva Maroni. Ma, a quanto pare, era solo una citazione poetica.