Lunedì e martedì, mentre rispondevo ai quesiti dei lettori del nostro sito sulla riforma del Codice della strada, mi sembrava di essere in una realtà virtuale: la maggior parte delle domande era su cose di cui si è tanto parlato ma che, alla fine dell'estenuante dibattito parlamentare, sono state cancellate dal testo definitivo della legge (120/10). Cioè il limite di velocità alzato a 150 all'ora in autostrada e l'obbligo di seggiolino per i bimbi anche in moto. Secondo voi perché?
Potrei rispondere a me stesso che i limiti di velocità sono sempre stati l'argomento preferito per le domande di lettori e amici. E che chi va in moto appartiene a una categoria di persone più interessata ai problemi che capitano su strada. Tutte cose che l'esperienza m'insegna, ma non basta. Qua il problema è che si è fatta cattiva informazione.
Bastava vedere il Tg1 di sabato scorso. Invece di dare qualche spiegazione in più sulle nuove regole (non sono mai troppe, visto il numero di novità), si sono messi a intervistare la gente per strada. Più di uno tra gli intervistati che poi sono stati selezionati al momento di montare il servizio dava per scontato che i 150 fossero stati approvati. Certo, è cronaca anche questa. Ma perché non spiegare che i 150 sono una bufala, cioè che esistono e – probabilmente – esisteranno solo sulla carta? Le spiegazioni sono diventate superflue anche per chi fa servizio pubblico? O, più semplicemente, non si è in grado di darle? Intanto la gente rischia di andare a 150 credendo di essere nel lecito.
D'altra parte, il Governo non ha fatto meglio. Guardate il comunicato di Palazzo Chigi sulla legge (http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/ddl_sicurezza_stradale/index.html/): sono nominate altre cose che nella norma non ci sono affatto (per esempio, la targa personalizzata e le "cause di assoluta necessità sociale che possano produrre la revoca di un provvedimento di sospensione della patente"), altre sono descritte in modo sbagliato (per esempio, i "test di alcol e droga per i neopatentati e per le patenti professionali", come se gli altri guidatori fossero esentati dai controlli).
Con questa premesse, non sorprende poi leggere sui giornali titoli come: "Automobilisti e alcol, una raffica di multe – Nuove norme: 183 persone fermate". Credo che anche qui il vizio originario stia nello Stato: se si sa che sono state appiedate 183 persone, la fonte non possono che essere organi di polizia. Che in questo caso non hanno avvertito che le uniche novità restrittive sull'alcol (il tasso zero per neopatentati e professionisti della guida) siano di fatto ancora inapplicate e che quindi le cifre si riferiscono ai controlli sulle regola che c'erano già (anzi, anche un po' meno severe, visto che i casi di ebbrezza lieve sono ora depenalizzati).
Se Stato e stampa non informano correttamente e il Codice cambia così spesso come ha fatto negli ultimi anni, l'unica soluzione è…cambiare il Codice. Per imporre a tutti i patentati corsi di aggiornamento periodico.
P.S.: quelli che ho citato non sono solo infortuni episodici, perché stamattina (nemmeno 24 ore dopo aver scritto questo post) mi hanno segnalato cose analoghe su Gr Parlamento. Che è forse una delle massime espressioni del servizio pubblico. Queste cose succedono perché ci sono in giro notizie sbagliate, che poi vengono ricopiate da chiunque abbia l'incarico di occuparsi della materia. Nulla di nuovo: me lo hanno insegnato a scuola di giornalismo 18 anni fa. Ma amareggia che la perpetuazione delle bufale su materie così di servizio sia ben diffusa anche nel servizio pubblico. Tanto più amareggia che non se ne parli: tutti impegnati a discutere di riapertura estiva dei talk-show per parlare del momento politico, a contare quanto spazio viene dato nei tg alle varie forze politiche, a parlare di nomine. Ma tra i problemi della gente c'è anche essere informata su come deve comportarsi sulla strada.