Stavolta non è stato il colpo di una lobby: si è trattato solo di adeguare il Ddl sicurezza stradale (noto a molti come Ddl 1720) a una sentenza della Consulta arrivata un mese fa. Ma il pasticcio che ne è nato è uguale o addirittura superiore: porterà di fatto a far saltare la confisca del veicolo introdotta nel 2008 in caso di ebbrezza grave e droga. Vale a dire il deterrente forse più efficace assieme all'aumento dei controlli, fortemente voluto all'epoca dalla Polizia stradale e applicato già in circa 20mila casi.
In pratica, la Consulta (sentenza 196/10 del 4 giugno scorso) ha attribuito alla confisca la natura di sanzione accessoria e non di misura di sicurezza come poteva invece sembrare dalla formulazione originaria della norma del Dl 192/08 nella parte che modificava l'articolo 186 del Codice della strada. Questa norma è stata dichiarata incostituzionale, con la conseguenza appunto che la confisca è stata qualificata come sanzione accessoria, cosa di cui ora il Ddl 1720 prende atto, con un emendamento in corso di approvazione (obbligata) alla Camera. Solo che le sanzioni accessorie, per regola generale della procedura penale, possono essere evitate se si patteggia la pena. E tanti processi per alcol e droga alla guida finiscono già col patteggiamento. Ora si può immaginare che anche quei pochi che decidevano di non patteggiare cambieranno idea.
Dunque, la sentenza della Consulta ha innescato una serie di conseguenze a catena. La commissione Trasporti della Camera ha potuto solo prenderne atto, limitandosi ad aggiungere che approverà un atto d'indirizzo al Governo. Traduzione: voterà un documento che invita il Governo a fare – non si sa come né quando – un'ulteriore legge che superi il problema, ammesso che sia giuridicamente possibile.
Tenetela a mente, questa storia: è indicativa dei pasticci che nel sistema giuridico italiano si possono creare anche senza volerlo. Quindi, serve per capire come accadono questi pasticci e a non sorprendersi per quelli che certamente accadranno anche in futuro.