Anche quella volta l'indignazione fu forte: la morte di due podisti travolti lo scorso settembre mentre attraversavano la strada col verde alle porte di Bari fece scandalo. Non solo per la fine orrenda di queste due persone, ma anche perché l'investitore era un ragazzo lanciato a tutta velocità, con annesso ed eccessivo clamore (http://mauriziocaprino.blog.ilsole24ore.com/2009/09/a-150-allora-in-citt%C3%A0-uccide-due-podisti-ma-la-colpa-%C3%A8-dei-palazzinari.html#tp). Sapete com'è finita? L'investitore se l'è cavata con otto mesi di sospensione della patente e una condanna tanto lieve che non trascorrerà un minuto in galera. Tanto che a Bari qualcuno si chiede se sulla mitezza della sentenza abbia influito il fatto che il ragazzo fosse di famiglia fin troppo buona (tra i parenti ha anche un assessore regionale-avvocato).
Maldicenze a parte, ci sono da considerare fatti tecnici. Il gip ha dato parte della colpa ai podisti, "rei" di non aver attraversato sulle strisce una strada in realtà priva di passaggi pedonali e di non indossare giubbini rifrangenti (non obbligatori, anche se sapete che li consiglio sempre). Infine, il gip ha valutato con favore l'atteggiamento del ragazzo dopo la tragedia, che è stato effettivamente inappuntabile: invece di scappare come fanno tanti, si è fermato, si è reso conto di cosa aveva combinato e si è inginocchiato davanti ai compagni superstiti delle due vittime.
Il punto che non mi convince è quello in cui il gip ha dato parte della colpa ai podisti. Che stavano attraversando come da Codice della strada (articolo 190, comma 2): in assenza di passaggi pedonali nelle vicinanze, hanno sfruttato un semaforo veicolare che nella loro direzione era verde e stavano tagliando perpendicolarmente la carreggiata (o, almeno, nessuno ha contestato loro una traiettoria scorretta, che pare non essere emersa dai racconti dei testimoni). Certo, l'articolo 190 prescrive anche un'altra cosa: attraversare "con l'attenzione necessaria ad evitare situazioni di pericolo per sé e per gli altri". Già, ma che cosa avrebbero potuto fare per evitare di farsi investire da un'auto che arrivava a 90 all'ora su un incrocio poco visibile di una strada che già nei suoi tratti meno insicuri ha il limite di 50? Piuttosto, la velocità era talmente poco commisurata alla situazione che l'investitore non è riuscito a fermarsi col semaforo rosso. La scarsa visibilità avrebbe dovuto consigliare prudenza proprio all'investitore, che si avvicinava a un punto a rischio e andava tanto forte che pare non essersene nemmeno accorto. Questo particolare emerge pure dalla sentenza e sorprende che il gip non gli abbia dato troppo peso.
Tanto più che in genere la Cassazione(http://mauriziocaprino.blog.ilsole24ore.com/2010/01/la-precedenza-ai-pedoni-prima-ancora-che-attraversino-c%C3%A8-gi%C3%A0-lo-dice-la-cassazione.html) è dura con chi investe pedoni e di recente c'è una sola eccezione ma legata a una strada a scorrimento veloce, quindi ben diversa da quella in cui sono morti i due poveri podisti.