Togliere la patente a chi arriva a una certa età, diciamo 80-85 anni. Senza fare distinzioni tra chi è ancora in perfetta salute e chi magari è già malconcio da tempo. Lo ha proposto mercoledì scorso il presidente della commissione Trasporti della Camera, Mario Valducci. Che stamattina alle 8,30 sarà ai microfoni di Radio24 per spiegarsi meglio. Credo che gli contesterò un po' di cose.
Preliminarmente, c'è una questione di coerenza: proprio la commissione presieduta da Valducci approverà in settimana il malloppo del Ddl sicurezza stradale, nelle cui pieghe c'è l'elevazione da 65 a 70 anni dell'età massima per guidare mezzi pesanti (compresi gli autobus ed esclusi autoarticolati e autotreni di massa complessiva superiore a 20 tonnellate). Il tutto quando non sono passati nemmeno due anni dall'incidente del bus svizzero di tifosi della Juve che il 21 ottobre fece due morti e 26 feriti a Etroubles, in Val d'Aosta; era guidato da un ottantunenne e all'epoca si sottolineò che l'Italia è molto più severa sui requisiti di età.
A prescindere da tutto, il problema è ben altro: i controlli medici su chi rinnova la patente. Tra normale superficialità, impossibilità di individuare in una semplice visita malattie di cui è però a conoscenza il medico curante (quindi occorrerebbe ripristinare l'obbligo di portare alla visita un certificato anamnestico di quest'ultimo che attesta di quali malattie soffre l'interessato) e storie di ordinaria corruzione anche tra i medici, non possiamo sentirci tranquilli comunque. Indipendentemente dall'età, tanto più che ci sono anche – per esempio – quarantenni che prendono – per esempio – psicofarmaci in grado di intorpidire i loro riflessi facendoli diventare anche peggiori di quelli di un anziano "suonato".
Quindi, occorrono "solo" più serietà nelle visite e qualche correttivo nelle norme, come l'obbligo di visita di rinnovo annuale (oggi sopra i 70 anni è triennale e non vedo problemi di congestione perché lo stesso Ddl ripesca pure i medici già abilitati ai rinnovi e ormai in pensione) e il ripristino del certificato anamnestico (introdotto una ventina d'anni fa e poi abolito in nome della semplificazione).
Altro che portare via la patente a tutti il giorno dell'ottantesimo compleanno. Anche perché l'anno scorso "Quattroruote" dimostrò che ci sono persone sulla soglia dei 90 anni perfettamente in grado di reagire tempestivamente anche in situazioni di emergenza. Senza contare che l'invecchiamento complessivo della popolazione e i trasporti pubblici ampiamente insufficienti rischiano di creare veri e propri problemi sociali. E che ormai anche l'industria dell'auto sta prendendo in considerazione il problema e per il futuro pensa a vetture meglio accessibili, con più visibilità e con comandi semplici e ben distinguibili. Insomma, macchine a misura di anziano.
Sarebbe paradossale introdurre proprio ora limiti così netti come quelli proposti da Valducci.
P.S.: ribadisco che il mio ragionamento vale solo per gli anziani che risultino idonei dopo visite mediche serie, per gli altri (che temo non saranno pochi) via la patente e basta. Ma non per l'età bensì per le loro condizioni fisiche.
P.P.S.: in trasmissione, Valducci ha aggiustato il tiro, ammettendo che ci vogliono visite più serie, come si è accorto lui stesso per la conferma di validità della patente di suo padre. Non ha comunque ritirato del tutto la sua proposta: come spesso fanno i politici, l'ha definita una provocazione. Un modo elegante e collaudato per trarsi d'impaccio. Valducci ha poi riconosciuto l'importanza del certificato anamnestico, un tema che credo gli sia stato sottoposto più volte nel suo lavoro in commissione Trasporti perché riemerge periodicamente tra gli specialisti del settore.
Poi Valducci ha anche tenuto fede all'impegno preso in trasmissione: ha effettivamente proposto visite mediche annuali oltre gli 80 anni. Speriamo ora che l'emendamento venga approvato nei prossimi giorni.